Da Salvini agli anti Nato. Quel fronte trasversale contro Zelensky a Sanremo

Il leghista contrario al video del leader ucraino. Vauro: "È propaganda bellica". E Freccero tira in ballo il Donbass

Da Salvini agli anti Nato. Quel fronte trasversale contro Zelensky a Sanremo

Non lo vogliono, perché non è detto che stia dalla parte giusta. Anzi, i pacifisti e non solo loro, temono che la Rai si appiattisca su di lui e si mobilitano: no all'arrivo di Volodymyr Zelensky sul palco di Sanremo. Dovrebbe essere naturalmente un intervento video, non davanti ai riflettori dell'Ariston: due minuti, non di più, registrati con Amadeus, ma strategicamente piazzati nella serata finale, gonfia di audience, di sabato 11 febbraio.

Due minuti che rischiano di avvelenare il clima della vigilia tra favorevoli e contrari che, con diverse sfumature, mostrano fastidio o addirittura esprimono disprezzo per l'attesa incursione virtuale del presidente ucraino. Ecco il leader leghista Matteo Salvini (nella foto): «Zelensky? Non so come canta, ho altre preferenze». Ma il ministro delle infrastrutture non si limita a una battuta e va oltre: «Speriamo che la guerra finisca il prima possibile e che il palcoscenico rimanga riservato alla musica». Parole che non passano inosservate: «Un ministro della Repubblica - replica Filippo Sensi, ex deputato del Pd - ironizza su Zelensky a Sanremo nelle ore in cui gli ucraini piangono le vittime dei missili russi».

Salvini prende le distanze con una certa cautela, cercando di non innescare un caso politico dentro la maggioranza che invece sostiene in tutti i modi l'Ucraina, vittima dell'aggressione russa. Ma certo non è isolato. Altri commentano in modo sferzante lo sbarco di Zelensky che ha usato come ambasciatore di lusso, per accreditarsi sugli schermi Rai, Bruno Vespa, andato a Kiev per intervistarlo. «Stiamo parlando del capo di un Paese in guerra - obietta Il vignettista Vauro Senesi - Questo invito diventa una propaganda bellica nel momento in cui c'è bisogno di parlare di diplomazia, di cessate il fuoco e di pace». Duro anche il redivivo Alessandro Di Battista che, fra una partita a padel e un convegno, prepara con un maestro della tv come Carlo Freccero un controfestival sulle rive del Mar Ligure: «L'intervento di Zelensky è profondamente irrispettoso».

Gran parte della galassia grillina, anti-Nato, segmenti del centrodestra, spezzoni del mondo cattolico sono in subbuglio. Si annunciano petizioni e manifestazioni, va da sé, in contemporanea con l'evento. D'altra parte in questo carosello di opinioni si mischiano pregiudizi, ruggini ideologiche e l'obiettivo disagio di chi sente parlare sempre e solo di armamenti, in un continuo rilancio che suscita inquietudine. È di queste ore la notizia che i carri armati tedeschi e americani, i Leopard e gli Abrams, andranno a rinforzare l'arsenale di Kiev e ci si chiede se non ci siano altre strade e altre prospettive oltre al mostrare i muscoli sul campo di guerra.

Contro Zelensky scende in campo anche un'assortita pattuglia di intellettuali, da Franco Cardini a Moni Ovadia fino allo stesso Freccero: «L'Italia ha lanciato da Sanremo successi planetari che celebrano la vita, la felicità, l'amore. Abbiamo appreso perciò con incredulità che in una delle serate clou interverrà Zelensky, capo di uno dei due paesi che combattono la sanguinosa guerra del Donbass. Una guerra terribile».

Una guerra dove, par di capire da questo documento, le responsabilità sarebbero equamente divise e l'Ucraina quindi non meriterebbe tutto l'appoggio che oggi ha dall'Occidente. Questa guerra, prosegue il documento, «è fomentata da irresponsabili invii di armi e da interessi economici e geostrategici inconfessabili». Insomma, non è, non del tutto, anzi per niente, come ce l'hanno raccontata e come l'abbiamo vista iniziare il 24 febbraio scorso.

Il conflitto, è la conclusione, «ha origini complesse, fra cui il fatto che la Nato sia andata ad abbaiare ai confini della Russia», per usare un'espressione di Papa Francesco, «e la brutale repressione del governo nazionalista di Zelensky contro la minoranza russofona, soprattutto nel Donbass». Il fronte, quello mediatico, passa ora per Sanremo.

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