M5s al Pd le porte della Lega restano aperte, «il mio dovere è ascoltare tutti» ribadisce Matteo Salvini, anche se le serrature scattano facilmente. «Non mi posso alleare con chi dice che la Fornero non si tocca» è il messaggio per il Pd con cui pure il dialogo non è precluso («Spero che diano una mano a far ripartire questo Paese»). Con i Cinque stelle, invece, «c'è una visione di fondo diversa sul lavoro, loro propongono di dare 800 euro al mese a chi sta a casa, mi sembra irrispettoso per chi lavora» dice ospite a Canale5. Però dei punti in comune col M5s ci potrebbero essere, «sulla Fornero, sul rapporto con l'Europa da cambiare, sulla riforma della scuola. Almeno a giudicare dalle cose che hanno detto, ma delle parole mi fido poco. Però voglio capire, anche della Lega ne hanno raccontate tante. Nulla è impossibile». Persino un governo con il M5s? Il segretario della Lega cercherà voti in Parlamento sul programma votato dagli elettori del centrodestra («Sono pronto a metterci la faccia per 5 anni»), perché «nessuno vince da solo, vince la squadra e si parte da questa squadra che ha vinto. Prima ho il dovere di confrontarmi con il centrodestra. Dopodiché se qualcuno mi aiuta a far ripartire il mondo del lavoro e la sicurezza io sono disponibile a ragionare con tutti». Insomma, parliamone, poi si vedrà.
Gli scenari che invece esclude più chiaramente sono due: un governissimo («Non sono disponibile a governare con chiunque, no alle larghe intese, no a un governo tutti insieme»), e nuove elezioni a stretto giro, a meno che «mi accorgo che vogliono tirare a campare per portare a casa lo stipendio, io non ci sto». Su un ipotetico accordo col M5s Salvini non entra nel merito, in attesa di sondare gli interlocutori, mentre lo fa - per escluderlo - l'ex governatore lombardo, il leghista Roberto Maroni. «Tecnicamente un governo Lega-Cinque Stelle è possibile con i numeri ma penso che sia una missione impossibile. Non per chi comanda tra i due, ma per un'incompatibilità tra i due programmi e per le conseguenze che avrebbe, metterebbe in grande imbarazzo le alleanze di centrodestra che governano in Lombardia e in Veneto. Rischia di buttare un patrimonio di alleanze che negli ultimi 25 anni ha governato comuni e regioni e lo ha fatto bene» dice Maroni su RaiTre. Poi il consiglio, che suona come un mezzo avvertimento, a Salvini: «È un ragazzo giovane, molto ambizioso e capace, può aspettare. Può essere leader del centrodestra senza dividerlo». Pensiero condiviso dagli oppositori di Salvini nella Lega.
Le diplomazie nel frattempo lavorano, e il leader leghista si è sentito con Di Maio. Ma non per parlare del governo, assicura il leader della Lega, solo delle presidenze di Camera e Senato che andranno rinnovate, a partire da venerdì, e «con l'unico obiettivo di giungere quanto prima a rendere operativo il Parlamento e iniziare a lavorare subito».
Sui nomi che ha in mente per Camera e Senato non si sbilancia: «Spero che ci sia un accordo su due persone riconosciute da tutti, sarebbe irrispettoso ignorare il voto degli italiani». Tradotto: una Camera spetta ai grillini, l'altra al centrodestra. Meglio ancora, alla Lega.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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