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Salvini apre lo scontro. Lega astenuta in Cdm ma Draghi tira dritto

Giorgetti chiama l'ex Bce e si sfila: preferisco non esserci. Il premier: misure necessarie. Ira Pd

Salvini apre lo scontro. Lega astenuta in Cdm ma Draghi tira dritto

In questi giorni hanno provato a contattarlo in tanti. Non solo deputati e senatori, ma anche europarlamentari e sindaci, perfino segretari regionali e provinciali del partito. Giorgetti, però, non ha risposto quasi a nessuno: non solo alle telefonate, persino ai messaggi whatsapp. Il segnale di un malumore che in molti nel Carroccio interpretano come un distacco dalle ultime mosse della Lega. Il telefono, però, il ministro dello Sviluppo lo ha alzato ieri mattina. Quando ha chiamato Draghi per anticipargli la sua intenzione di non partecipare al Consiglio dei ministri, per evitare un'altra volta di trovarsi nella scomoda condizione di doversi astenere su un decreto che nella sostanza condivide in pieno. L'indicazione che arriva da Salvini ai tre ministri della Lega, infatti, è quella di prendere le distanze dal provvedimento, in particolare nella parte in cui distingue tra bambini vaccinati e non. Il che, visto che in Cdm i decreti non si votano per parti separate ma per intero, significa sfilarsi dall'approvazione del provvedimento nel suo complesso. Così, pur essendo fisicamente a Palazzo Chigi, Giorgetti preferisce restare nella stanza di Giavazzi, il consigliere economico di Draghi, ad occuparsi di crisi industriali. Mentre in Consiglio dei ministri ci sono i leghisti Garavaglia e Stefani, costretti ad uscire nel momento dell'approvazione per non votare contro un decreto che, in verità, soddisfa molto la Lega cosiddetta «di governo».

Il provvedimento, infatti, va decisamente nella direzione della riapertura del Paese. Gelmini, ministro degli Affari regionali, è perfino riuscita a portare a casa il superamento dei colori per le Regioni, in accordo con un Draghi che segue convintamente la via della riapertura. Ma che non ha dubbi sul fatto che i vaccinati vadano tutelati più degli altri. Ecco perché, pur essendo lo strappo di Salvini annunciato da martedì, il premier non ha esitato un solo minuto. «Mi spiace, per tornare alla normalità è giusto distinguere tra chi si vaccina e chi non lo fa», ha detto rivolto a Garavaglia. Draghi, insomma, non si è mosso di un centimetro per venire incontro alle richieste del leader della Lega, con cui è facile prevedere che da ora in poi il rapporto non sarà dei più sereni. D'altra parte, l'ex numero della Bce ha ben chiaro che è stato soprattutto il veto di Salvini (insieme a quello di Conte) a impedirgli di arrivare al Quirinale.

L'ex ministro dell'Interno, però, è intenzionato a tenere alta la tensione. Qualcuno dice che la sua non è una semplice impuntatura, perché sul fronte vaccini ha sempre avuto una posizione che strizzava l'occhio al mondo no-vax. Vero. Ma è indiscutibile che scegliere di non votare un decreto così importante nel primo Cdm operativo post-Colle è comunque un atto politico non irrilevante. Tanto che a sera il Pd accusa Salvini di voler «destabilizzare» l'esecutivo e, probabilmente già oggi, il segretario dem Letta potrebbe chiedere espressamente al leader della Lega se è intenzionato a stare «dentro o fuori il governo», perché «non è pensabile» sedere in Cdm e uscire al momento in cui si votano i decreti. Decida se votare «sì» o «no» e «se ne assuma la responsabilità», diceva ieri in privato Letta.

Nel Pd, d'altra parte, sono convinti che la strategia di Salvini sia il tentativo di mettere un freno a sondaggi che registrano un deciso calo. E, in effetti, sembra siano arrivati in Lega segnali preoccupanti in vista del rilevamento Swg della prossima settimana. Al 31 gennaio il Carroccio era sceso al 16,7%, con un calo dell'1,8. E con FdI al 21,2 (+2,2,). Una forbice di 4,5 punti che - è il timore - potrebbe allargarsi alla prossima rilevazione. D'altra parte, il week end è stato complicato. Lo staff che si occupa dei social ha sollecitato tutti i parlamentari per un post a sostegno del segretario, iniziativa che pare non abbia avuto grande ritorno. Basti pensare che la pagina Facebook di Salvini avrebbe perso circa 300mila follower. Su 5 milioni, ci mancherebbe. Che, evidentemente, non sono pochi.

Però non un bel segnale.

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