Salvini tra il caso Diciotti e la Tav: "Uno scambio? Non siamo mica al mercato"

La maggioranza scossa dal voto sulla Diciotti e il dibattito sulla Tav. Salvini non teme "trappoloni" dal M5s: "Non siamo al mercato, nessuno scambio"

Salvini tra il caso Diciotti e la Tav: "Uno scambio? Non siamo mica al mercato"

Per il caso della nave Diciotti Matteo Salvini non è preoccupato. "Neanche un po'", assicura. "Non si molla neanche di un millimetro", promette. Eppure la richiesta del tribunale dei ministro di processarlo per aver bloccato 177 immigrati in porto e non averli fatti sbarcare per giorni rischia di agitare seriamente il governo. Non tutti i Cinque Stelle sono disposti a respingere la richiesta che nei prossimi giorni arriverà alla giunta per le autorizzazioni del Senato. Il voto, poi, rischia di intrecciarsi pericolosamente con l'infuocato dibattito sulla realizzazione dell'alta velocità Torino-Lione.

"Non commento le sentenze, perché sono già messo male con qualche giudice. Però, quelli che hanno ammazzato Marco Vannini sono stati condannati a 5 anni e io ne rischio 15 perché ho difeso la sicurezza del mio Paese". Ieri, parlando a un comizio elettorale per le regionali in Abruzzo a Giulianova, Salvini ha ribadito di "andare in giro a testa alta" sapendo di avere "la coscienza pulita". Gli occhi dei parlamentari leghisti, però, sono puntati sui Cinque Stelle che sono tutt'altro che compatti sul voto in giunta. Oggi, in una intervista al Messaggero, ha ancticipato che in Senato spiegherà di aver agito per difendere l'Italia. "I senatori - ha spiegato - non dovranno entrare nella questione specifica del sequestro di persona, ma interrogarsi su questo: Salvini ha bloccato la Diciotti per una sua fantasia personale o per senso della patria?". D'altra parte, in campagna elettorale aveva sempre detto che avrebbe bloccato gli sbarchi. E così ha fatto. Al 2 febbraio di quest'anno le cifre sono le seguenti: ridotti a 202 gli sbarchi e le espulsioni a 466. Nello stessa data dello scorso anno erano più di 4000 gli sbarchi.

All'orizzonte Salvini sembra non vedere il rischio di un "trappolone" da parte dei Cinque Stelle. "E non sarebbe un trappolone a me ma un precedente per l'Italia - avverte - sarebbe la prima volta che un ministro viene processato non per reati economici ma per coerenza con le sue promesse elettorali. I cittadini hanno ben chiaro questo - continua - e tutti i Cinque Stelle che hanno letto le carte mi hanno chiamato dicendo: è chiaro che sei dalla parte della ragione". Eppure c'è qualcuno che vede all'orizzonte uno "scambio" tra il voto in giunta sul caso Diciotti e la linea del governo sul futuro della Tav. Voci che il vicepremier leghista smonta immediatamente.

"Non siamo al mercato dove 'io ti do questo e tu mi dai quest'altro' - spiega - è roba roba di vecchi governi". E assicura: "Io non ho bisogno di aiutini. Io ho fatto il ministro: blocco gli sbarchi, sveglio l'Europa e fermo morti e partenze. L'ho fatto, lo farò. Poi sulla Tav aspettiamo i numeri".

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