Cronache

Salvini cliente fisso in tribunale. E la denuncia alla Cucchi va a vuoto

Lo aveva definito "sciacallo" dopo uno scontro sul fratello morto: assolta. Il leghista oscilla da imputato a querelante

Salvini cliente fisso in tribunale. E la denuncia alla Cucchi va a vuoto

Come raccontano la cronaca e l'elenco di cause pendenti riproposto più volte da lui medesimo, Matteo Salvini è un assiduo frequentatore di tribunali. Non solo come imputato e non solo nelle inchieste per sequestro di persona dei migranti rimasti per giorni in mare collezionate da ministro dell'Interno, i casi Gregoretti, Diciotti e Open Arms, ma anche come parte civile e parte lesa. Un politico che querela.

Due vicende nel giro delle ultime ventiquattr'ore. Salvini ha perso la causa per diffamazione contro Ilaria Cucchi, sorella dello Stefano morto di pestaggi. Subito dopo la condanna per omicidio preterintenzionale dei carabinieri imputati, nel novembre 2019, disse: «Questo testimonia che la droga fa male sempre e comunque». Ilaria non gradì e scrisse: «Parla sotto mojito, è uno sciacallo». Assolta per via delle circostanze, «perché il giudice ha ritenuto che avessi esercitato in maniera più che legittima il mio diritto di critica», oggi Ilaria Cucchi invita a non insultare Salvini.

Alle due del pomeriggio di ieri Salvini era in aula a Napoli anche contro i 99 Posse, una band di Napoli che lo aveva accolto nel 2015 con un post in cui lo definiva «lota (fango, cosa sporca, insulto partenopeo, ndr)» che «deve essere preso a calci nel deretano ogni volta che mette piede nelle strade della città». Querelati per diffamazione aggravata.

Lo scorso primo marzo era a Cagliari, minacce e istigazione a delinquere contro un attivista che in un post richiamava piazzale Loreto in occasione di una visita di Salvini in città, nel 2017. «Non sono Mussolini e l'accostamento è diffamatorio. L'accostamento a piazzale Loreto e ai gerarchi fascisti l'ho percepito come una minaccia» si è difeso in aula. Clemente con l'antagonista Valerio Ferrandi, figlio dell'ex prima linea Mario, che sui social lo aveva invitato a suicidarsi (denuncia ritirata), a Rovereto chiede 80mila euro a un avvocato che nel 2018 lo definì «delinquente abituale».

Senza ricordare la denuncia di Bossi al suo Matteo per avergli tolto il vitalizio (correva il 2014), nella storia della Lega a partire da Mani pulite la vicinanza della base ai giudici è sempre esistita, fino all'inchiesta sui 49 milioni di fondi scomparsi della Lega. Così, se si eccettua qualche pur grave incidente di percorso come l'accusa di vilipendio alla magistratura contestatagli nel 2016 dall'allora procuratore torinese Armando Spataro, Salvini ha sempre preferito non attaccare con violenza, se non in casi eccezionali, ma organizzare manifestazioni da vittima politica, come a Catania.

Parole sui fatti, nell'ostentare i processi o nel commentare vicende giudiziarie come incarnazione della sua politica. Archiviata l'accusa perché «ha agito in stato di grave turbamento» contro Fredy Pacini, il gommista di Monte San Savino che nel novembre 2018 sparò a un uomo entrato nella sua officina con complici per rubare, il leader della Lega ha subito rivendicato la riforma della legittima difesa.

C'è poi un capitolo sacerdoti. A Lecco si è costituito parte civile contro don Giorgio De Capitani che lo aveva insultato (come accaduto con altri politici e non solo). Lo scorso febbraio a Mariano comense ha denunciato l'ex missionario don Alberto Vigorelli, 80 anni, perché commentando il passo del Vangelo «ero straniero e non mi avete accolto» aveva concluso: «O siete cristiani o siete di Salvini».

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