Dopo il caos, il silenzio. Luigi Di Maio, all'indomani del secondo giro di consultazioni, è come un pugile suonato. Nell'angolo, stretto tra il «forno chiuso» del Partito Democratico: «Sono ancora indietro nel loro dibattito interno» ha detto giovedì sera il candidato premier M5s, e spiazzato da un centrodestra che, nonostante le scaramucce, si è presentato unito al Colle. E la «battutaccia» di Silvio Berlusconi sul Movimento «antidemocratico» ha fatto il resto. Paura e delirio nel quartier generale. Irritazione nei confronti di Matteo Salvini con il quale i pentastellati speravano di fare l'accordo. Ma il «forno» leghista, dalle poche informazioni che filtrano in questo venerdì nero di Di Maio, rimane ancora aperto. A scanso di sorprese da parte di Mattarella, almeno fino alle Regionali in Friuli. Quando il segretario della Lega «sarà costretto a fare una scelta». Sì perché, in barba a circa cinque milioni di elettori, la pregiudiziale, o meglio il pregiudizio, resta lo stesso: «Mai con Berlusconi». Insieme al leader di Forza Italia non solo non si può «fare un governo», e la cosa è reciproca, ma nemmeno si può discutere.
I «moderati» argomentano più o meno così: «Il problema è che durante questi anni ce ne siamo dette di tutti i colori, se parlassimo con Berlusconi il Movimento sarebbe finito». Per il nuovo stato maggiore grillino è una questione di realpolitik. E lo stesso capo politico, nelle ultime uscite, si è tenuto alla larga dagli insulti: «Dovrebbe fare un passo di lato - ha spiegato il leader M5s a Porta a Porta riferendosi al Cavaliere - e favorire le nuove generazioni». Toni troppo morbidi per i «duri e puri». Alessandro Di Battista, dopo l'uscita su «Berlusconi male assoluto», ieri ha lanciato l'ennesimo avvertimento interno a Di Maio, in una competizione ormai quasi esplicita. A margine di un incontro al Festival del Giornalismo di Perugia ha detto: «Salvini al Quirinale sembrava Dudù», mettendo nel mirino l'ipotetico partner di governo del candidato premier. L'ex deputato non si è risparmiato nell'attacco frontale a tutto il centrodestra: «Forse Salvini non può staccarsi da Berlusconi, si parla di fideiussioni, di quattrini dati alla Lega». Per Dibba il leader di Forza Italia è «finanziatore acclarato di un'organizzazione criminale che ha fatto saltare in aria Falcone e Borsellino» e «avrebbe ancora questo potere e questa capacità di tessere trame e costringere Salvini a un timore reverenziale nei suoi confronti». Poi ha aggiunto: «Non so come fa Forza Italia a rimanere legata a questo personaggio».
Se Di Battista, l'idolo dei militanti, è già in campagna elettorale, Di Maio
resta in silenzio. E lascia l'unico commento a Giulia Grillo, fedelissima e capogruppo alla Camera: «È necessario far partire un governo di cambiamento», ha detto la Grillo. Ma il leader del M5s è sempre più traballante.
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