Salvini: Migranti? Decido io Ma Conte ne fa sbarcare 18

Sea Watch, il ministro: «Porti chiusi, non c'è premier che tenga». La replica: «Non lasciamo morire nessuno»

«N essuno pensi di riaprire i porti, nessun ministro e neanche il presidente del Consiglio pensi di ordinare a me di far entrare la nave che illegalmente ha raccolto immigrati e vorrebbe venire in Italia», ha scandito ieri via Facebook il ministro dell'Interno Matteo Salvini sul caso Sea watch. Una specie di «ammutinamento» dentro il governo provocato dall'abile trappola ordita dai talebani dell'accoglienza. E l'altro vicepremier, Luigi Di Maio, getta benzina sul fuoco: «Salvini alza il livello dello scontro. L'Italia ha già avuto uomini soli al comando. Conte ha il mio sostegno».

Da ieri mattina la Sea watch 3 con 65 migranti a bordo è ferma davanti Lampedusa a una quindicina di miglia. E non può entrare nelle acque territoriali italiane dopo una diffida del Viminale. L'ennesimo braccio di ferro con la Ong tedesca messo in piedi ad hoc, pochi giorni prima delle elezioni europee, ha fatto esplodere i contrasti politici in seno al governo. Il premier Giuseppe Conte ha riposto a Salvini ricordando che «non abbiamo mai consentito che morisse nessuno per nostra iniziativa. Ci sono state situazioni di emergenza e le abbiamo sempre risolte egregiamente, adesso seguiremo anche questa». Dalle prime parole il titolare di Palazzo Chigi sembra essere caduto nella trappola tesa dai talebani dell'accoglienza.

Ieri alle 11 il bollettino strappalacrime della Sea Watch lanciato via Twitter annunciava: «La situazione medica a bordo genera forte preoccupazione. Molti soffrono il mal di mare e sono a rischio disidratazione. La donna ustionata ha bisogno di trattamenti. I bambini sono traumatizzati dalla permanenza nelle prigioni libiche e rischiano ulteriori danni psicologici». Fra i 65 migranti ci sono 7 bambini, compresi due neonati al di sotto di sei mesi.

Due motovedette italiane hanno sbarrato la rotta della Sea watch che puntava su Lampedusa, dopo aver tranquillamente sfiorato Malta senza fermarsi. Giovedì scorso l'aereo di ricognizione Colibrì, di una Ong francese che collabora con Sea watch, era addirittura decollato da Lampedusa per andare a caccia di migranti. A 30 miglia dalle coste libiche in acque di ricerca e soccorso della Guardia costiera di Tripoli aveva individuato il gommone carico di migranti e la nave Sea watch 3, molto più a nord, si era diretta a tutta forza sul posto. La nave batte bandiera olandese, ma da Amsterdam hanno fatto sapere che non vogliono saperne di accogliere i migranti. Difficile che lo faccia la Germania anche se la Ong è tedesca.

Il cerino acceso resta come sempre in mano a noi, ma Salvini è deciso a sfidare anche Palazzo Chigi: «La Sea Watch chiede un porto? La mia risposta è no, no, no e no. E non c'è presidente del Consiglio che tenga, non c'è ministro dei 5 stelle che tenga». Il ministro dell'Interno sottolinea che «erano prima in acque libiche e poi in acque maltesi, ma mettendo a rischio la vita degli immigrati a bordo vogliono a tutti i costi arrivare in Italia. Questi non sono soccorritori ma scafisti e come tali verranno trattati».

Nel pomeriggio di ieri fonti del Viminale sostenevano che la nave sta rispettando la «diffida» della Guardia di Finanza e ha ricevuto indicazioni di fare rotta verso la Tunisia, il porto sicuro più vicino alla Libia. Nel tardo pomeriggio è stato dato il via libera allo sbarco sulle motovedette della Guardia costiera di 18 persone: tutti e sette i bambini e i loro genitori più un uomo ustionato. I 18 sono stati portati a Lampedusa, mentre la procura di Agrigento ha annunciato che aprirà un'inchiesta. Nella polemica che sta mettendo in fibrillazione il governo, Salvini ha ribadito di essere «pienamente colpevole del blocco dell'immigrazione clandestina, con l'intero governo, a meno che qualche ministro del M5s non abbia cambiato idea sulla chiusura dei porti».

I talebani dell'accoglienza ribattono polemicamente via Twitter: «I naufraghi passano la notte al freddo. Nel nostro mare, a poche miglia dalle nostre coste. Dopo mesi di prigionia in #Libia.

Torniamo a farci garanti della protezione delle persone e non del potere e dei confini». L'operazione politica che si sta creando attorno ai 65 migranti prevede il solito peana della schiera buonista per farli sbarcare e sconfiggere Salvini.

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