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Salvini nel vortice di incontri. Nel mirino i suoi consiglieri

I malumori. Lega: "L’hanno mandato a schiantarsi"

Salvini nel vortice di incontri. Nel mirino i suoi consiglieri


«È tornato il Salvini del Papeete», è una delle metafore più usate, anche nel centrodestra, per commentare la strategia del leader come capo delle trattative quirinalizie («Metta da parte gli spritz» infierisce il renziano Di Maio). Un'attività frenetica, vertici a ripetizione, telefonate e incontri continui (con capigruppo, alleati, leader di altri partiti, con Draghi, con candidati papabili da sondare, «avvocati e professori» non meglio identificati), raffiche di tweet, dichiarazioni, interviste tv, in un vortice di nomi che entrano ed escono dalle rose nel giro di poche ore, o minuti. Nella Lega pochissimi riescono a star dietro a questo dinamismo del Capitano, la maggioranza dei leghisti non ha nemmeno idea di cosa stia decidendo e lo apprende da whatsapp. «Si è chiuso in ragionamenti che non trapelano» racconta un deputato della Lega. La truppa leghista (quella che poi, nel segreto dell'urna, ha libertà di voto) è disorientata dalle scelte fatte finora dal segretario federale e mette sotto processo anche il cerchio ristretto di leghisti (Rixi, Molinari, Cecchetti, Durigon, Morelli, Paganella) con cui il capo si confronta in queste ore. Dalla cabina di regia, dicono nella Lega, stavolta è assente Giorgetti, il numero due del partito, il punto di riferimento della cosiddetta «corrente governista» filo Draghi. «Non c'è Giancarlo lui dietro le decisioni che prende Salvini, che anzi è stato infastidito dai voti che Giorgetti ha preso (una ventina, ndr) al terzo scrutinio». E nemmeno sono stati chiamati al tavolo delle trattative i governatori leghisti, Zaia in primis, che avevano consigliato a Salvini di seguire una strategia diversa, invece di rischiare di schiantarsi con dei nomi di centrodestra, provare a intestarsi l'operazione Draghi al Colle ottenendo in cambio un peso maggiore nel governo. O in alternativa puntare sul Mattarella bis. «Ora la leadership di Salvini è minata da questo flop, come fa a tornare indietro su Draghi? La Belloni? È stata il capo di gabinetto di Gentiloni, difficile poi spiegare ai nostri elettori che abbiamo vinto noi» commenta una fonte parlamentare della Lega. Il loro sospetto è che Salvini sia finito in un trappolone teso non solo dagli avversari, Renzi soprattutto, ma anche dalla Meloni. «Lo hanno mandato a schiantarsi, facendogli fare il king maker, per bruciarlo. Se finisce con un altro presidente di sinistra ci saranno ripercussioni per la leadership di Salvini nella coalizione ma anche nella Lega».
L'altro appunto che viene fatto alla conduzione delle trattative da parte di Salvini è la troppa esposizione mediatica. In una partita delicata come quella del Quirinale in cui «una parola è poca e due sono troppe» (Casini dixit), in cui invece i leader «parlano troppo» (Mastella dixit), il capo leghista è stato particolarmente loquace, in tv e sui social. Ma Salvini non si ferma, ieri altro vortice di incontri ieri (Draghi, Letta, Conte etc), poi l'annuncio di una candidata «donna in gamba», dopo un accordo con Conte. Che fa saltare i nervi a Forza Italia.

L'elezione del Quirinale sta mettendo a dura prova la sua leadership.

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