Coronavirus

Salvini-Pd, guerra di insulti. L'unità nazionale è un'utopia

Il leghista attacca il governo e chiede la chiusura delle frontiere. I dem: «Sciacallo». Solo in serata la tregua

Salvini-Pd, guerra di insulti. L'unità nazionale è un'utopia

L a tregua nazionale, invocata da più parti, è difficilissima. Non si litiga più sulla prescrizione, ma ci si accapiglia sul Coronavirus, o meglio sull'assetto che il Paese deve tenere in questa nuova, drammatica fase. «Una preghiera per la prima vittima italiana - afferma Matteo Salvini che subito dopo va all'attacco - Forse ora qualcuno avrà capito che è necessario chiudere, controllare, blindare, bloccare, proteggere?».

Il cordoglio per la scomparsa di Adriano Trevisan dura un attimo, poi il leader della Lega riprende il cannoneggiamento contro Palazzo Chigi e la maggioranza che replica per le rime. «Sul Coronavirus - esce allo scoperto la ministra dei trasporti Paola De Micheli - Salvini si sta comportando come uno sciacallo».

Intanto il numero dei contagiati cresce vorticosamente e arriva, purtroppo, la notizia della seconda vittima tricolore. Salvini rilancia: «È il momento della fermezza, della serietà, dei controlli, senza esitazioni e senza minimizzare i rischi, come colpevolmente avvenuto da parte di molti nelle scorse settimane». È vero che già a fine gennaio l'Italia, unico Paese d'Europa, aveva bloccato i voli dalla Cina, ma da più parti erano stati sollecitati provvedimenti più drastici; quelle misure, come la quarantena per chi rientrava da Pechino, non sono mai state attuate. E di fronte ai tentennamenti e alle obiettive difficoltà che il Paese deve affrontare in una situazione senza precedenti, Salvini se la prende pure con il Pd provocando la reazione stizzita di Nicola Zingaretti. «Mentre dell'Italia e il mondo si preoccupano del Coronavirus, la priorità del capo del Pd stamattina è cancellare i decreti Salvini sulla sicurezza. Ma cosa hanno nella testa?». Dall'assemblea del Pd, Zingaretti rispedisce ruvidamente al mittente l'ironia dell'avversario: «Salvini non è adeguato a prendere in mano le redini di un grande Paese. Si vergogni».

Strali incrociati, dunque, in un clima cupo ma non di concordia nazionale. E allora il presidente della Repubblica prova a ricucire: «Confido che senso di responsabilità e unità di impegno assicurino la migliore e più efficace risposta a tutela della salute dei nostri concittadini». Sergio Mattarella ringrazia i medici e tutti gli uomini e le donne sulla prima linea di una crisi che sembra mettere a dura prova i nervi del Paese e quelli del Palazzo.

Antonio Tajani prova a ragionare senza forzare i toni e senza impostazioni manichee, superando la logica stantia del gioco delle parti: maggioranza contro opposizione e viceversa.

Dunque, con Forza Italia propone un piano di prevenzione in dieci punti che passa per i reparti di terapia intensiva, da potenziare, le scuole dove far circolare video informativi, e si sofferma su una possibile sospensione di Schengen. Da modulare con criterio: «In caso di aumento delle persone colpite da Coronavirus - insiste Tajani - proponiamo la sospensione di Schengen, ma con l'obbligo di compilare il questionario alla frontiera, alle dogane, sulle navi, nei porti, sugli aerei. La sospensione senza applicazione del questionario è inutile. Servono informazioni sulle ultime tre settimane». Anche se l'improvvisa accelerazione della malattia, con la moltiplicazione dei casi in una manciata di ore, rischia di trasformare anche la querelle su Schengen in una battaglia di retroguardia, ormai superata dagli avvenimenti.

Non è facile misurarsi con la cronaca in continuo aggiornamento, fra insulti e isterie. Matteo Renzi, che ha tenuto in scacco i partiti negli ultimi giorni, lancia un appello alla moderazione: «Mettiamo in quarantena le polemiche interne alla vita politica del Paese per rispetto a ciò che stanno vivendo i nostri connazionali». A parole sono tutti d'accordo, ma poi i toni s' infiammano ancora. Giorgia Meloni prova a mediare: tende la mano ma chiede informazioni chiare su alcuni snodi decisivi: «Conte risponda una volta per tutte sui tassi di contagio, di mortalità e di guarigione». Sempre che i dati siano degni di fede.

In serata scoppia la pace, con la telefonata di Conte a Berlusconi, Salvini e i leader dell'opposizione sui decreti previsti per l'emergenza.

Commenti