L a storia è a un tiro di schioppo, ma Matteo Salvini e Mattia Santori non amano il passato. E la rocca di Canossa, con l'incontro fra il papa e l'imperatore, è solo una suggestione lontana. La doppia manifestazione deve ancora cominciare e già arrivano le polemiche: Salvini annuncia che sul palco con lui ci sarà la mamma di Tommy, lo scricciolo ucciso a badilate nel 2006 da un pugno di delinquenti e a Bibbiano, dove l'infanzia è un nervo scoperto, qualcuno la prende come una provocazione: «È tutta una strumentalizzazione».
Le due piazze si fronteggiano. Vicinissime e, almeno dai due palchi, inconciliabili. La polizia ha piazzato uomini e mezzi fra le opposte tifoserie, come allo stadio, ma senza strafare. L'ex ministro afferra il microfono e gioca il colpo di teatro: «Ora tocca alla prossima presidente della Regione, da lunedì prossimo». Lucia Borgonzoni sorride e incendia la piazza: «Riapriremo la Commissione di inchiesta su Bibbiano». Il paese al centro dell'indagine controversa, Angeli e demoni, in cui i più piccoli venivano tolti alle famiglie con una disinvoltura a dir poco sconsiderata.
Sofferenze. Errori. E una dose di dolo ancora da pesare sulla bilancia della giustizia. «Sui nostri figli - s'infiamma una mamma fra gli applausi - c'è un business che vale miliardi e che coinvolge operatori, giudici, consulenti. A mia figlia hanno diagnosticato una psicosi ma mia figlia è una persona normale». Vittima, a quanto sembra, di una giustizia ingiusta e di un sistema distorto che sporcava le istituzioni e lambiva la politica che qui vuol dire, da sempre, Pd.
Salvini prova a cucire e a ricomporre: «Noi non siamo qui ad accusare nessuno, ma a chiedere giustizia per i bambini e le loro mamme».
Giustizia. Ovvero, lo sfratto di quel mondo fatto di interessi, relazioni, ideologia che ha dominato a queste latitudini fino a ieri e ora scricchiola.
Gli eccessi ci saranno pure stati, ma a qualche metro di distanza, Santori ribalta la lettura salviniana: «Il senso di questa manifestazione è rendersi conto di quanta discrepanza c'è tra il reale e la mediaticità». Insomma, secondo il «profeta» delle Sardine la Lega soffia sulle inquietudini e le trasforma in panico: «Una macchina mediatica può falsare e creare discrepanza con la realtà».
Siamo alle solite: le Sardine provano a placcare, come nel rugby, l'avanzata leghista, ma chissà se funzionerà. Certo, il candidato di sinistra, il governatore Stefano Bonaccini, ha impostato una campagna tutta incentrata sui numeri della locomotiva emiliana, ma le Sardine hanno ripoliticizzato la contesa e hanno rimesso al centro del ring il Matteo leghista.
Santori traccia la strada: «Noi siamo già un partito, ma in prima persona. Senza liste e candidati». Poi il giovane leader si butta sui numeri: «Siamo quattro o cinquemila, di là saranno mille. Li abbiamo battuti».
Forse, il fondatore del movimento esagera ma il doppio colpo d'occhio gli dà ragione. In attesa dei conteggi nelle urne. La manifestazione e la contromanifestazione, o flash mob come dicono gli organizzatori, parlano lingue diverse.
«Sono vicina alle mamme di Bibbiano», spiega Paola Pellinghelli, la rocciosa madre di Tommy.
Che aggiunge: «I giudici non avrebbero dovuto dare il permesso premio ad Antonella Conserva», la donna della banda. «I carcerieri sono tre assassini». È l'immagine cupa di un'Italia dolente. Ma Salvini strappa un sorriso finale con una zampata delle sue: «La cravatta? Di Maio è inadatto alla Farnesina anche con lo smoking».
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