Salvini: sbagliato lo stop Ma è sempre nel mirino Via al tavolo «stadi sicuri»

Il 7 gennaio incontro con tifosi, società e arbitri al Viminale. Conte contraddice il vicepremier

A 24 ore dai cori razzisti in campo e dalle violenze fuori dallo stadio, Matteo Salvini abbandona la prudenza sin qui tenuta e condanna la decisione del giudice sportivo di chiudere San Siro per due giornate e di vietare oggi la trasferta dei tifosi interisti a Empoli. «Chiudere gli stadi e vietare le trasferte condanna milioni di tifosi che non hanno niente a che fare con questi delinquenti e secondo me è la risposta sbagliata», ha detto ieri il ministro dell'Interno. Che indirettamente boccia così anche l'intenzione del questore di Milano, Marcello Cardona, di chiedere al prefetto di stoppare le trasferte dei tifosi dell'Inter fino alla fine della stagione. Nella decisione sarà fondamentale il parere dell'osservatorio del Viminale per le manifestazioni sportive, ma intanto la posizione del ministro è chiara. Più che chiudere al pubblico, «certe partite di calcio non vanno più giocate in notturna, quelle più a rischio si devono giocare alla luce del sole e con elicotteri che possano controllare i delinquenti», ha aggiunto Salvini. Stessa linea espressa dal sottosegretario alla presidenza con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti, ma che rischia di cozzare con le istanze delle reti televisive. E proprio insieme a Giorgetti ieri Salvini ha annunciato che il 7 gennaio si riunirà per la prima volta il tavolo «stadi sicuri», con «calciatori, allenatori, arbitri, giornalisti e tifoserie per bene».

Anziché rassicurare, però, le parole del vicepremier incendiano lo scontro politico. Ad accendere la miccia è l'ex premier Paolo Gentiloni: «Ora tutti a condannare le bande di ultras. I loro cori razzisti, le aggressioni, la violenza contro le forze dell'ordine. Bene. Peccato che il ministro dell'Interno era andato a omaggiarli, questi ultras, appena dieci giorni fa». Il riferimento polemico è al saluto all'Arena di Milano, durante la festa della curva del Milan, tra Salvini e un capo ultrà. Rincara la dose l'altro ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi: «Se vuole essere utile, il ministro Salvini deve recuperare credibilità. I cori razzisti fanno schifo sempre e dovrebbe ricordarlo visto che qualche anno fa li intonava lui, contro i napoletani. Chi ha condanne per droga e per violenza va isolato, non abbracciato». Interviene poi anche il premier, Giuseppe Conte, dalla conferenza stampa di fine anno: «Sarebbe il caso di dare un segnale di cesura forte, anche con una pausa che sia di riflessione per tutti. Ma lascio la valutazione alle autorità competenti. Parlerò con Giorgetti, valutando se è il caso di implementare le leggi senza ricorrere in un'eccessiva stretta».

E se ieri il questore di Milano ha emesso 7 provvedimenti di Daspo a carico di altrettanti ultrà interisti, per il presidente del Coni, Giovanni Malagò, servirebbe invece «una legge che vada oltre il concetto di Daspo.

Il modello è quello dell'Inghilterra e della Thatcher, bisogna avere il coraggio di chiudere con un certo tipo di elasticità, disponibilità». Chiudere, dunque. Ma non giocare affatto, invece, sarebbe stato «sbagliato», ha precisato Malagò. Sarebbe stata una «sconfitta ulteriore, una resa».

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