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Quel silenzio assordante dei 5S su Grillo

Il leader leghista torna a commentare la video-difesa del fondatore del M5S per scagionare il figlio Ciro, accusato di stupro. E le esponenti grilline sono sempre più costrette alle piroette

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"Grillo? Vergognoso il silenzio di donne e uomini 5stelle". Ci va giù pesante Matteo Salvini, che sui social torna a commentare le accuse di stupro a carico di Ciro Grillo, ma soprattutto l'arringa social in difesa del figlio da parte del comico genovese.

Grillo, di fatto, per smontare le tesi accusatorie, ricorre ai tipici cliché che vengono utilizzati in casi del genere per minimizzare la posizione dell'accusato e, addirittura, addossare le colpe sull'accusatrice.
Ma mentre dalla Procura di Tempio Pausania sarebbero emersi nuovi elementi contro il gruppo di ragazzi accusati di violenza sessuale tali da far slittare ancora l'eventuale rinvio a giudizio, il leader leghista si concentra sulla polemica politica scatenata dal video di Grillo: "Il padre Beppe Grillo non lo commento, il politico Beppe Grillo invece sì: vergogna!", tuona.

Il riferimento è al silenzio, davvero assordante, degli ambienti grillini e paragrillini, da sempre giustizialisti, da sempre manettari, da sempre pronti ad alimentare la cultura del sospetto contro chiunque.
Stavolta, invece, tacciono quando va bene, si inerpicano in ricostruzioni fantasiose quando va male.
È accaduto alla sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina, che in un'intervista al Corriere della Sera aveva addirittura rigirato la frittata insinuando che proprio Salvini avesse visto il video incriminato tramite Giulia Bongiorno, senatrice della Lega ma soprattutto avvocato difensore della ragazza che ha denunciato la violenza.

Drammatica anche la posizione di Federica Daga, deputata pentastellata a sua volta vittima in passato di una relazione violenta. Dopo aver risposto alle interviste dei giornalisti raccontando la sua brutta storia personale, la Daga si è dovuta "giustificare" sui suoi social dalle accuse dei commentatori di parte, troppo impegnati a difendere l'Elevato Beppe:
"Io non ho commentato le parole di Grillo - rettifica la Daga -. Quando sono stata contattata dai giornalisti per commentare le sue parole (lo fanno continuamente) io ho preferito raccontare la mia storia personale, di quanto sia stato difficile arrivare a denunciare, perché ci ho messo quasi 6 mesi a trovare la forza di farlo. È tutto qui. Il resto non mi interessa!"
Poco dopo, chiarisce ancor di più la linea: "Ci hanno chiamato per creare polemica".

Insomma, il problema non sono le posizioni di Grillo, bensì l'interesse, legittimo, di osservatori, giornalisti, commentatori e semplici cittadini che si chiedono come mai di fronte a frasi così gravi esponenti politici sia uomini che donne del M5S facciano così tanta fatica a dissociarsi.

Silenzio totale sulla vicenda, ad esempio, dal sindaco di Torino Chiara Appendino, che pure lo scorso 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne, diceva: "La violenza sulle donne è un dramma che abbiamo il dovere di ricordare e combattere con tutte le nostre forze". E silenzio pure dal sindaco di Roma, Virginia Raggi, che nella stessa occasione inaugurò un nuovo Centro Antiviolenza nel Municipio XV. della Capitale al grido di: "Nessuna donna è sola". Ma la lista è lunghissima.

Più salomonica Maria Elena Spadoni, vicepresidente della Camera: "Io aspetto le sentenze. Personalmente ritengo che ogni donna debba poter denunciare in qualsiasi momento". Addirittura in versione garantista, invece, la vicepresidente del Senato Paola Taverna, la stessa che due anni fa plaudiva al codice rosso di Bonafede augurandosi "Tolleranza zero verso chi commette violenza sulle donne". Stavolta invece dice: "La magistratura è al lavoro, perciò auspico che giornali e talk show lascino che questa vicenda si risolva, come giusto che sia, in tribunale. Serve rispetto: no a speculazioni da sciacalli".

Una lettura interessante e ben più basilare per motivare il silenzio pentastellato la offre Piernicola Pedicini, eurodeputato eletto nel Movimento Cinque Stelle e ora nei Verdi: "E chi si permette di dire qualcosa contro Beppe Grillo? Nessuno lo fa, sapendo che il rischio è di non essere più candidati", dice all'AdnKronos.

La parola d'ordine, insomma, sarebbe sempre quella: salvare la poltrona.

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