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Salvini teme Fdi e ora minaccia: "Draghi svegli la Lamorgese"

Marca la Meloni e attacca sull'immigrazione: "Convinto nel cambio di passo del premier". Giorgetti: "Il governo non cadrà sugli sbarchi ma se SuperMario pensa al Colle non durerà"

Salvini teme Fdi e ora minaccia: "Draghi svegli la Lamorgese"

Negli ultimi mesi l'identikit della Lega come partito di lotta e di governo ha subito una profonda revisione in senso filogovernativo. Matteo Salvini nella naturale oscillazione tra piazza e palazzo è sembrato propendere per quest'ultimo. Domenica, però, dalla festa di Cervia è arrivato un segnale importante. Il leader del Carroccio per la prima volta ha messo da parte l'ortodossia governativa e lanciato un ultimatum sugli sbarchi. Il problema «va risolto entro agosto o per la Lega sarà difficile sostenere il governo».

Salvini ieri è tornato sull'argomento investendo ufficialmente il premier della questione. «Lamorgese si deve dare una mossa. Ma Draghi riuscirà a svegliarla, sono ottimista». L'altro fronte che accende tensioni è quello dell'obbligo vaccinale. Questione sulla quale il leader della Lega ci tiene a smentire dissonanze con il ministro dello Sviluppo Economico, con il quale ha avuto un incontro di mezzora in un albergo di Milano Marittima. L'eterna contrapposizione tra colui che incarna la leadership e l'anima barricadera della Lega e il volto responsabile del Carroccio, è tornata d'attualità, complice un articolo del Foglio che ha ipotizzato un graduale disimpegno di Giorgetti dalla Lega «salviniana».

In una intervista con Bianca Berlinguer, andata in scena a Cervia, Giorgetti ha smentito l'articolo. «Io parlo solo nelle interviste ufficiali. Quello è il pensiero del giornalista. Non mi candiderò? Su quello decide Salvini». Il ministro risponde anche a una domanda sulla concorrenza con Fratelli d'Italia. «La decisione di entrare nel governo Draghi è un investimento sul lungo termine, non destinato a produrre consensi subito ma consensi di buon governo nel tempo. Se la Meloni vincerà le elezioni vorrà dire che l'investimento speculativo le ha fruttato. Ma con l'investimento speculativo si può guadagnare tanto ma anche perdere tanto». Giorgetti si mostra aperturista sul partito unico del centrodestra. «Perché no? Discutiamone. L'importante è costruire dalle fondamenta, non dal tetto». Fedeltà al capo: «Se mi ricandido? Deciderà Salvini». Infine il nodo del futuro di Draghi, possibile candidato per il Quirinale. «Politicamente è un problema serio, questa è una maggioranza anomala che si regge su Draghi, senza di lui mancherebbe il collante». Giorgetti, infine, non crede alla possibilità che il governo possa cadere sui migranti. «Come si risolve il problema? Rispondo con una provocazione: mettendo Salvini a fare il ministro dell'Interno. Far cadere il governo? No, senza la Lega al governo non ci sarebbe più ostacolo all'immigrazione».

Al di là del tormentone Salvini-Giorgetti, di certo nella Lega c'è la necessità di marcare la riva destra e frenare la crescita di Fratelli d'Italia. Per farlo la strada obbligata è tornare a fare emergere l'identità storica leghista. Non è un caso che Claudio Durigon, molto vicino a Salvini (e meno a Giorgetti), sia tornato a perorare la causa del rinnovo di quota 100.

La Lega in questa fase punta forte su referendum e federazione del centrodestra, anche se la candidatura di Simonetta Matone nelle liste leghiste per Roma ha seminato qualche malumore dentro Forza Italia. Il nodo all'orizzonte, comunque, si chiama Quirinale. C'è chi ipotizza una sorta di governo del presidente con il ministro dell'Economia Daniele Franco a Palazzo Chigi.

Ma è chiaro che il complesso mosaico governativo difficilmente riuscirebbe a sopravvivere all'assenza dell'attuale premier.

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