Cronache

"Possono fargli male". Fidanzato di Saman sotto protezione

Timori per il 21enne che ha collaborato con le forze dell'ordine

Saman, il fidanzato sotto protezione. "La famiglia Abbas può fargli male"

Saman temeva il padre. E ora anche il suo fidanzato è terrorizzato.

Il ventunenne ha trovato la forza di denunciare, di raccontare ai carabinieri il travaglio interiore di quella connazionale pakistana conosciuta in chat due anni prima, che aveva sfidato tutta la famiglia per vivere il loro amore, cresciuto giorno dopo giorno, nonostante la distanza. Lei aveva detto «no» a due matrimoni combinati dai genitori, l'ultimo con un cugino, che si sarebbe dovuto celebrare lo scorso 22 dicembre in Pakistan, lui le era rimasto accanto anche se spesso virtualmente, perché vivevano in regioni distanti. Ma si vedevano, appena possibile, e sognavano un futuro insieme, anche se sapevano che la famiglia Abbas l'avrebbe osteggiato.

Shabbar Abbas, il padre 46enne di Saman, più volte aveva minacciato la figlia che avrebbe ucciso il fidanzato se non avesse interrotto quella storia, accettando il marito che lui aveva scelto. Ma, come trapela da ambienti investigativi, quelle parole erano rimaste semplici minacce, perché la famiglia non sapeva come arrivare al giovane e forse a malapena conosceva il suo nome.

Ma ora che Saman è presumibilmente morta per mano dei genitori, dello zio e dei cugini, c'è il timore che la rete della famiglia della diciottenne di Novellara, possa arrivare fino al suo fidanzato, un connazionale che vive però nel Lazio. Proprio per questo i carabinieri del Reparto operativo di Reggio, diretti dal comandante Stefano Bove, mantengono il massimo riserbo sull'identità del ventunenne, già sentito nei giorni scorsi. Ai militari ha raccontato il terrore di Saman, che si fidava solo del fratello sedicenne, lo stesso che verrà ascoltato in incidente probatorio nei prossimi giorni. Ora è stato affidato a una comunità protetta nel Reggiano e sarà chiamato a confermare che la sorella è stata uccisa dallo zio a cui l'hanno consegnata i genitori la sera della presunta scomparsa, dopo l'ultima lite furibonda scatenata dall'ennesimo rifiuto per il matrimonio combinato.

Le celle telefoniche dei cellulari e tre video, in mano agli inquirenti, confermano il macabro sospetto. Il primo filmato risale alla notte tra il 30 aprile e primo maggio e si vede Saman, in abito tradizionale pakistano, che esce di casa con la madre Nazia e il padre Shabbar e si incammina verso un sentiero sterrato che costeggia l'azienda agricola. Nel secondo si vedono i genitori rientrare senza di lei, che è caduta nella trappola ed è stata affidata allo zio assassino. Le immagini mostrano ancora il padre che esce di nuovo e al rientro ha lo zaino verde di Saman, ma di lei nessuna traccia.

Ieri i tecnici hanno proseguito la ricerca del cadavere sondando il terreno con carotaggi in preparazione del successivo intervento delle unità cinofile. Settimana prossima verrà impiegata anche la tecnologia dell'elettromagnetometro, per una più approfondita scansione del sottosuolo, data la composizione chimica del terreno.

Sul fronte investigativo, invece, continuano le ricerche degli indagati e si attende che il cugino ventottenne Ikram Ijaz, fermato nei giorni scorsi in Francia, a Nimes, su un pullman diretto in Spagna, venga estradato in Italia.

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