Guerra in Ucraina

"San Javelin" speranza per Kiev. Ma servono truppe e i jet Usa

La resistenza si basa sui missili anticarro e stinger. Washington: 100mila soldati in Ue. E insiste sui caccia

"San Javelin" speranza per Kiev. Ma servono truppe e i jet Usa

Sì è spesso parlato in questi giorni di «fumo della guerra» per indicare le false notizie che rendono difficile interpretare la situazione ucraina. Esiste però un dato certo che potremmo chiamare «il pantano della guerra». E ha un valore sia metaforico sia fattuale. La campagna russa si è impantanata. A terra il pantano è reale, i mezzi di Mosca faticano a muoversi lontano dagli assi stradali e sono continuamente a corto di benzina. In questo modo, le loro direttive di movimento sono forzate, corrono continuamente il rischio di finire in un agguato. E in quest'ambito pesa moltissimo l'aiuto che è stato fornito a Kiev dai Paesi occidentali. I russi hanno truppe che hanno fatto ripetuta esperienza sul campo, in Siria, nei precedenti scontri con l'Ucraina e non solo. Ma questa volta il numero e la qualità delle armi anticarro fornito alle forze di Kiev è completamente diversa. Ieri alcune fonti del Pentagono riferivano alla Cnn che gli Stati Uniti e altri membri della Nato hanno già inviato all'Ucraina 17mila anticarro e 2mila missili Stinger. Tra queste spiccano i missili Javelin. L'Fgm-148 Javelin ha un sistema di guida infrarossa completamente automatico e consente di portarsi al coperto subito dopo aver sparato. Non solo il missile è programmato per salire in alto sopra il carro e colpire in picchiata dove la corazza è meno efficiente. Non a caso tra gli ucraini è diventato famoso come «San Javelin». Temibili anche i sistemi anglosvedesi Nlaw, sono spalleggiabili, sempre «tira e dimentica» ed efficaci sino a 800 metri. Entrare in un centro abitato, dove ogni palazzo può nascondere un agguato, per affrontare un nemico che ha questo tipo di armamento, farebbe tremare i polsi a qualunque generale. Nel mezzo vale la pena ricordare che gli ucraini si stanno specializzando nella caccia alle autobotti russe. Tanto da costringere i soldati di Putin a nascondere i rifornimenti di benzina in normali camion tendonati che attirano meno l'attenzione. Si dice che usino per disperazione anche mezzi civili.

Certo, le forze di Mosca hanno sostanzialmente messo fuori combattimento la componente aerea delle truppe Ucraine. Ma questo dominio dei cieli si è rivelato meno utile di quanto potesse sembrare all'inizio. E qui la questione fondamentale sono i sopracitati missili Stinger e in generale i Manpads (acronimo di Man-portable air-defense systems). Queste armi spalleggiabili sono estremamente letali per gli elicotteri russi, che si difendono sganciando falsi bersagli (flare), ma possono essere un bel problema anche per i jet quando sono costretti ad attaccare a bassa quota. La Voyenno-Vozdushnye Sily non ha una riserva enorme di bombe guidate e sarebbe, quindi, costretta ad attacchi a bassa quota per essere efficace, ecco perché in questi giorni starebbe agendo con il contagocce. Non certo per motivi umanitari, ma perché sotto i 3mila metri di quota i rischi salgono enormemente.

Ma se esiste un «pantano» russo esiste anche un pantano «ucraino». Secondo molte fonti il morale nelle città sta rapidamente crollando, comprensibilmente. Perché se far arrivare armi anticarro è relativamente facile tutt'altro rifornire enormi centri urbani sempre più isolati. Fame, sete e freddo sono alleati di Mosca. Si spiegano così i continui appelli di Zelensky per ottenere degli aerei, si è parlato a più riprese dei Mig-29 polacchi, che i piloti ucraini saprebbero immediatamente usare. Gli Usa hanno provato a favorire la pratica, garantendo alla Polonia degli F-16 in cambio.

Ma il piano funziona poco persino sulla carta. I piloti ucraini dovrebbero partire, con gli aerei armati di tutto punto, dagli aeroporti polacchi e poi atterrare in Ucraina, passando in mezzo ai caccia russi. E gli aeroporti ucraini sono stati già bersagliati a ripetizione. Ovvia anche tutta la difficoltà diplomatica per Varsavia. Ecco perché ieri il vice ministro degli esteri Marcin Przydac ribadiva che «la Polonia non ha inviato e non invierà i suoi caccia in Ucraina per sostenere la difesa contro la Russia». Non è ancora una scelta definitiva, ma la difficoltà operativa è evidente. La Nato usa le sue forze per una sorta di pressione indiretta. Con altri nuovi 500 uomini, il cui invio è stato deciso ieri, gli Usa arriveranno ad avere 100mila uomini schierati in Europa. E gli Usa stanno riflettendo sulle forniture di nuovi sistemi antiaerei agli alleati della Nato. Non è quello che vorrebbe Kiev che vede dinnanzi a sé il rischio di fare la fine della Finlandia durante la Guerra d'Inverno.

Ma al momento, sanzioni a parte, nessuno sembra in grado di aiutare Kiev più di così.

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