Matteo Renzi manda in estasi i peones grillini. Il leader di Italia Viva è il nuovo idolo di deputati e senatori del M5s. Ribattezzato «San Matteo», dopo le parole affidate al Corriere della Sera: «Tutti sanno che non ci saranno elezioni. Dobbiamo aprire le scuole, non i seggi. Dobbiamo aumentare il numero dei vaccinati, non dei candidati. Dobbiamo scrivere il Recovery plan, non i libri dei sogni elettorali. Le elezioni fanno paura a chi verrebbe politicamente decimato come i trecento parlamentari del Movimento Cinque Stelle, non ai diciotto senatori di Italia viva», commenta Renzi. Un intervento che sembra chiudere, al netto del chiarimento politico, atteso nei prossimi giorni, tra Italia Viva e Conte, l'ipotesi di un voto anticipato in caso di crisi di governo. Tutte le opzioni sono sul tavolo: Conte ter, Franceschini o Di Maio 1, esecutivo Draghi. Tutte, tranne il voto prima del semestre bianco. Il rischio di una crisi al buio agita anche i vertici dei Cinque stelle: «Parlare o paventare una crisi di governo sarebbe incomprensibile e irresponsabile», commentano Vito Crimi e Alfonso Bonafede.
L'intervista del senatore di Rignano è stata molto apprezzata nelle chat dei Cinque stelle. Ma non per i contenuti su vaccini, scuola e Recovery. Da simbolo del «potere» della vecchia casta da abbattere a «salvatore» dello stipendio: Renzi diventa così quasi un eroe per i parlamentari grillini alle prese con il pagamento delle rate del mutuo. La fine anticipata della legislatura avrebbe effetti devastanti per gran parte degli onorevoli pentastellati. Che prima di varcare le porte di Montecitorio non avevano un lavoro. Ecco che agli occhi dei parlamentari del Movimento, terrorizzati dal rischio di perdere stipendio e privilegi, Renzi si trasforma in un mito. Una figura da rivalutare. Un oracolo. «Renzi ha ragione, non si può andare al voto in queste condizioni», è il tono dei messaggi che i parlamentari grillini postano in chat. Toni che sembrano poi mettere nel mirino il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Sta tirando troppo la corda, non può gestire la delega ai Servizi. E anche sul Recovery non decidiamo nulla», si lamentano i grillini nelle chat. Sembra di leggere un Rosato o una Boschi qualunque.
Critiche identiche a quelle rivolte dagli esponenti di Iv nei confronti dell'inquilino di Palazzo Chigi. Basta appena l'incubo di dover rinunciare allo stipendio per trasformare l'Elevato (Conte) in un nemico. E santificare il diavolo Renzi. L'insofferenza nei confronti dell'avvocato del popolo è cresciuta dopo la conferenza di fine anno. Quando il presidente del Consiglio ha sfidato Renzi in Senato, aprendo all'ipotesi della caduta del governo. E dunque mettendo sul piatto l'opzione di un voto anticipato. Una mossa giudicata un azzardo dai peones grillini. Un braccio di ferro inspiegabile. Tant'è che dopo lo strappo di Capodanno, non si ritrovano dichiarazioni dei parlamentari dei Cinque stelle in difesa di Conte. Oltre al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, c'è traccia solo di comunicato ripreso ieri dalle agenzie di Luigi Iovino, parlamentare campano del M5s: «Renzi la smetta coi suoi giochetti sulla pelle degli italiani. Al gioco dei ricattini e degli ultimatum non ci stiamo, abbiamo cose più serie a cui pensare.
Stiamo combattendo una guerra contro un nemico oscuro e dobbiamo concentrare ogni minimo sforzo per rialzare un Paese messo in ginocchio dalla pandemia e per dare ossigeno a categorie in crisi e risorse a famiglie ridotte in povertà dal Covid. La parola d'ordine di tutti oggi deve essere responsabilità». Una difesa neutra. Senza citare la parola elezioni. Che fa paura a tutti. Di Maio compreso.
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