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Ecco cosa c'è davvero dietro la maxi sanatoria per gli migranti

La regolarizzazione di una platea di quasi mezzo milione di migranti in Italia, potrebbe portare ad un gettito fiscale a favore dello Stato di 1.2 miliardi di Euro

Ecco cosa c'è davvero dietro la maxi sanatoria per gli migranti

Il dibattito sulla sanatoria da concedere ai migranti irregolari presenti nel nostro paese, sembra prendere sempre più piede. Tutto è partito da una risposta, data ad un’interrogazione parlamentare, da parte del ministro dell’interno Luciana Lamorgese.

Era lo scorso 15 gennaio e rispondendo ad un preciso quesito alla Camera posto dal deputato Riccardo Magi, di +Europa, il titolare del Viminale ha fatto presente che al vaglio del governo c’è la possibilità di concedere la regolarizzazione di irregolari stranieri presenti nel nostro paese. In parlamento c’è già depositata una proposta di legge di iniziativa popolare, la quale comprende la sanatoria all’interno di una più ampia riforma sull’immigrazione.

Tuttavia, l’esecutivo potrebbe portare una norma ad hoc nelle prossime settimane, in cui avanzare i termini della nuova sanatoria. Quest’ultima verrebbe concessa solo a chi ha in tasca un contratto di lavoro, ma la platea potenziale a cui potrebbe essere rivolta la riforma potrebbe essere molto più vasta del previsto.

Trattandosi di irregolari, è difficile avere dati certi tuttavia si hanno delle stime considerate molto vicine alla realtà a cui poter far riferimento. In particolare, si parla della presenza in Italia di circa 200mila irregolari impegnati in lavori domestici, quali colf, badanti e baby sitter. A questi bisogna aggiungere quelli o che lavorano in altri campi, quali quello della ristorazionee dell'agricoltura, oppure ancora coloro che sono impiegati nelle imprese.

Complessivamente, secondo la Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità), in Italia gli irregolari, tra chi ha un lavoro e chi no, sarebbero 562mila. Ma il trend è in decisa crescita e già entro il 2020 la cifra potrebbe sforare la soglia dei 600mila. In poche parole, al netto di chi ha già la disponibilità di un contratto di lavoro, l’eventuale sanatoria potrebbe comunque coinvolgere quasi mezzo milione di persone.

E questo potrebbe portare, tra le altre cose, ad un bel po’ di introiti nelle casse dello Stato. Su IlSole24Ore è stata pubblicata una prima stima dei guadagni per l’erario in caso di attuazione della sanatoria: almeno 1.2 miliardi di Euro. Questo perché il governo potrebbe prevedere, nel momento della stipula del contratto ufficiale di lavoro che va a sanare la posizione del migrante irregolare, il pagamento di un contributo forfettario da parte del datore di lavoro.

Ad attuare questo calcolo, sono stati i ricercatori della Fondazione Leone Moressa, i quali hanno simulato l’impatto sulle casse dello Stato di una sanatoria rivolta ad una platea di almeno 300mila persone. Non solo soggetti impegnati nei lavori domestici, ma anche personale impegnato nelle imprese, è questa la situazione potenziale esaminata dai ricercatori.

In un contesto del genere, dal gettito Irpef e da quello di altre addizionali locali, arriverebbero almeno 405 milioni di Euro. A questi occorre aggiungere poi potenziali 218 milioni di Euro frutto dei contributi versati dalle famiglie datrici di lavoro domestico, mentre la fetta più importante deriverebbe dai 586 milioni di Euro di contributi versati dalle imprese.

Ma questo costituirebbe soltanto una parte dell’introito, quello cioè immediato sopraggiunto grazie alla semplice stipula dei contratti. Secondo i ricercatori dell’istituto sopra citato, i guadagni per l’erario potrebbero anche essere a lungo termine: infatti, i migranti raggiunti dalla sanatoria potrebbero continuare anche per gli anni a venire ad essere sotto contratto e dunque ad avere una posizione da contribuenti attivi.

In poche parole, l’eventuale sanatoria non avrà come fine ultimo quello di attuare un’azione sociale “umanitaria” ma, più semplicemente, avrà il compito di fare cassa.

E, in questo modo, magari pagare anche i crescenti costi derivanti dall’aumento degli sbarchi degli ultimi mesi.

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