Roma «L'emergenza Covid ha portato alla luce tutti quei nodi che il sistema sanitario nascondeva da anni. Siamo davanti all'evidente necessità di modificare l'architettura del servizio sanitario nazionale con un occhio attento al regionalismo differenziato», taglia corto il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, quando esplicita quello che va fatto in fretta per l'intero comparto assistenza della Penisola. «Sanità pubblica e prevenzione vanno riportate a livello centrale mentre occorre potenziare il territorio già in capo alle Regioni».
Usciti dalla pandemia, viceministro Sileri, come affronteremo la gestione dei test sierologici e, semmai ci fosse una seconda ondata di contagi in autunno, la disponibilità di tamponi?
«Sui test si troverà una seria convergenza su costi e modalità. Si dovranno valutare i test Igg e Igm perché sappiamo che non c'è quello ideale, in fondo sono solo 5 mesi che abbiamo a che fare con il virus. Quindi occorre un esame accurato su validità e tipologia. Quanto ai tamponi il problema della carenza ha riguardato anche altri Paesi europei non solo il nostro».
Se la gestione della sanità in questi 4 mesi ha riguardato essenzialmente la cura dei malati da Covid-19 cosa ritiene che si debba fare ora per riattivare il resto dell'offerta sanitaria?
«Primo fra tutti riaprire i tavoli con le Regioni perché nessuno va lasciato indietro. Serve un piano straordinario per risolvere il problema delle liste d'attesa. In questi ultimi mesi la gente non è andata più in ospedale a curarsi per paura del Covid: tanti cittadini sono morti in casa, tanti altri hanno smesso di fare prevenzione. All'inizio del mio mandato in qualità di presidente della commissione Sanità al Senato convocai un'audizione per il Lazio proprio sulle liste d'attesa. Era importante mettere in moto un piano per risolvere quel problema».
E fu questo a inscenare le accuse da parte dei suoi detrattori, sull'incompatibilità d'incarico per le consulenze in una clinica convenzionata romana?
«Non so cosa sia successo, la questione è stata chiarita già nel 2019, in una risposta ad un'interrogazione presso il Consiglio regionale del Lazio: non c'è incompatibilità poiché dal 13 marzo 2018, giorno della mia proclamazione a senatore, sono in aspettativa obbligatoria. Non solo: non ho mai ricevuto alcun compenso dalla clinica Nuova Villa Claudia presso la quale ho occasionalmente operato, anzi, sono stato io a retribuire la struttura per l'utilizzo dei beni concessi nell'esercizio della mia attività privata condotta fino al 25 gennaio 2019».
Oggi però dietro quelle accuse si potrebbe nascondere la volontà di metterla all'angolo in quanto lei stesso ha chiesto le dimissioni del segretario generale del ministero Giuseppe Ruocco dalla Commissione tecnico scientifica sul Covid. Vorrebbe indicare un'altra professionalità?
«Non è in mio potere indicare alcuno. Ritengo che occorra che quel ruolo debba essere ricoperto da una professionalità capace di azioni di raccordo tempestive e fruibili velocemente. Il segretario generale ha partecipato al comitato 8 volte su 60 riunioni. Per fare un altro esempio: ho chiesto a lui i dati sulle polmoniti nel nord Italia a gennaio 2020 e non sono ancora arrivati. La mia richiesta di dimissione è voluta essere uno sprone a migliorare».
Con il ministro Roberto Speranza i rapporti come sono?
«Ottimi e collaborativi. Così anche con la sottosegretaria Sandra Zampa. Vorremmo lasciare un ministero migliore di come lo abbiamo trovato».
E con il premier Conte?
«Ottimi anche con lui. E voglio dire che è grazie a Conte se il sistema in emergenza ha retto. È stato difficile prendere decisioni per lui ma è stato rigoroso e pragmatico sia nella modalità che nella tempistica».
Serve un ultimo sforzo, il più grande, quello economico per rimettere in moto il Paese e questo sforzo non arriva.
«Sì lo so. Serve un impegno comune».
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
In riferimento all'articolo pubblicato dal titolo “Vendetta del Pd su Sileri. L’attacco al super segretario riaccende le faide nella sanità” smentisco categoricamente che vi sia, che vi sia mai stata e mai vi sarà alcuna volontà da parte mia di ‘piazzare’ un fedelissimo, come riportato. Il mio ‘attacco’ al segretario generale nasce dalle assenze continuate (documentate dai verbali) alle riunioni del Comitato Tecnico Scientifico. Non ho mai avuto e mai avrò alcun fedelissimo da piazzare, ma in Italia dove troppe volte assistiamo alla mediocrazia che avanza, (purtroppo per alcuni) io ancora credo nel merito. Sfugge inoltre alla giornalista che il segretario generale non è nominato dal Viceministro nemmeno qualora avesse ricevuto le deleghe, come previsto.
Ho invece fatto presente, nei giorni scorsi, il mancato coordinamento tra un dirigente del ministero e gli esponenti politici assegnati al ruolo istituzionale. Un’annotazione, la mia, che poteva essere verificata con una semplice chiamata all’interessato.
Per quanto riguarda il legame tra l’associazionismo, la carriera accademica e ascesa politica, che secondo le illazioni della giornalista mi avrebbe consentito di ‘assurgere alla ribalta delle cronache’, nulla di più falso: dall’associazione “Trasparenza e merito” di cui ho fatto parte, sono uscito nel 2019.
Nel sottolineare poi il mio nome, Pierpaolo, e non Giampaolo, ringrazio la giornalista per aver ribadito il mio ruolo universitario che però è presso altra Università, sono professore associato non a Tor Vergata ma al San Raffaele di Milano, e anche questo poteva essere verificato subito al seguente link: https://www.unisr.it/docenti/s/sileri-pierpaolo.
Bene aver indicato il numero delle mie pubblicazioni anche se errate: non sono 167 ma superano le 500 come da portale del MIUR.
Concludo ringraziando per l’attenzione e confermando che per me la libertà di stampa è fondamentale: senza non siamo uno Stato di diritto degno di questo nome. Vi chiedo perciò rettifica delle informazioni e rimango sempre a disposizione per ulteriori confronti.
Pierpaolo Sileri
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