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Santelli, Morra si scusa per salvare la poltrona

Offese la forzista: ammenda del grillino dopo un mese. Teme di perdere il posto all'Antimafia

Santelli, Morra si scusa per salvare la poltrona

«Ritengo necessario fare ammenda alla memoria di Jole Santelli». Di solito è la notte a portare consiglio. Per Nicola Morra di notti ce ne sono volute venticinque, più altrettante giornate. Si vede che, da filosofo, le sciocchezze le spara all'impronta mentre le scuse le medita a lungo. Il venti novembre il senatore grillino aveva detto che, poiché «era noto a tutti che la presidente della Calabria Santelli fosse una grave malata oncologica», i calabresi che l'avevano votata «hanno sbagliato» ed essendo «grandi e grossi», non hanno scuse: «Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev'essere responsabile delle proprie scelte».

In un colpo solo, il presidente della commissione Antimafia era riuscito a offendere la memoria della presidente della Regione portata via un mese prima dal male con cui aveva instancabilmente lottato, i malati di tumore rubricati tutti alla stregua di ineleggibili in quanto destinati a morte sicura e tutti i calabresi. Perché nell'insalata di parole Morra aveva mescolato Jole Santelli al caso di Domenico Tallini, coinvolto in un'inchiesta sulla ndrangheta. «È stato il più votato nel collegio di Catanzaro. -aveva detto- È la dimostrazione che ogni popolo ha la classe politica che si merita». Una frase autoincriminante, verrebbe da dire, visto che Nicola Morra è stato eletto in Calabria.

Ieri il senatore ed ex insegnante di filosofia ha recapitato una breve lettera ai capigruppo della commissione parlamentare Antimafia: «Tutti quanti noi -scrive- siamo chiamati ogni giorno a dar conto delle nostre scelte e delle nostre parole. Pertanto ritengo necessario fare ammenda alla memoria di Jole Santelli poiché, seppur involontariamente, ho difettato nella comunicazione non esplicitando con la necessaria chiarezza il senso della mia riflessione». Nella lettera, Morra ricorda tra l'altro che l'esponente di Forza Italia era stata anche vicepresidente della commissione Antimafia non risparmiando il suo impegno nella lotta alle mafie.

Le scuse sono però talmente tardive e formali da lasciare il sapore di una triste retromarcia interessata, per salvare la poltrona da presidente. Dopo le sue infelici dichiarazioni, Morra era stato coperto di critiche unanimi, inclusa la maggioranza e una parte del Movimento 5 stelle. Il centrodestra in particolare ha reagito chiedendone le dimissioni da presidente dell'Antimafia e ritirando la propria delegazione dalla commissione, venendo meno la condizione stessa di esistenza di una commissione bicamerale: dimostrare l'unità di intenti bipartisan contro il crimine organizzato.

«Il partito deciderà se far rientrare la protesta -commenta il leghista Gianni Tonelli, segretario della commissione- per quel che mi riguarda è un po' comodo sciacquarsi la coscienza in poche righe, anche perché gli insulti li ha poi ripetuti e argomentati.

Almeno con queste scuse si rimangia la goffa tesi secondo cui chi lo criticava spalleggiava le mafie: o era falso oppure ora le spalleggia anche lui».

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