"Sarà una riforma del fisco epocale"

Ok del Senato alla legge delega. Il viceministro Leo: meno tasse e leggi più chiare

"Sarà una riforma del fisco epocale"
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«È una riforma epocale» che si muove nella logica chiesta da «Ocse, Fondo monetario ed Europa», che restituisce «certezza del diritto», con regole chiare «per chi vuole investire in Italia». Una riforma attesa «dagli anni '70, quando un provvedimento analogo fu messo a terra da studiosi del calibro di Bruno Visentini, di Cesare Cosciani, di Gino De Gennaro». Il viceministro dell'Economia Maurizio Leo pesa ogni singola parola al Senato mentre illustra il disegno di legge di delega fiscale che Palazzo Madama approva con 110 sì e 60 no, in attesa del via libera finale in terza lettura della Camera già venerdì, entro la pausa estiva. La detassazione delle tredicesime, l'attenzione al lavoro dipendente, la semplificazione e le correzioni del contenzioso tributario (con un occhio al Pnrr) sono i quattro pilastri del provvedimento che potrebbe entrare in vigore nel 2024. La sinistra prova a banalizzarne la portata, definendo la delega «un aiutino ai furbetti contro i poveri e gli onesti», ma le parole dell'esponente Fdi zittiscono le fake news sul provvedimento: «È un cambio di rotta nella lotta all'evasione» (che significa addio alle cartelle, il 93% delle quali è inesigibile), per contrastare «un fardello per la nostra economia». Ci sono 1,12 miliardi di euro teorici nei magazzini dell'ex Equitalia, se ne possono incassare a malapena un'ottantina di milioni. Serve la cooperative compliance, il cuore pulsante di questa riforma, l'idea che Stato e contribuenti smettano di farsi la guerra, concordando un reddito frutto di algoritmi e dichiarazioni che già oggi monitorano il tax control framework, ovvero il «rischio fiscale»: «Vogliamo cambiare rotta sull'accertamento - insiste Leo - siamo in grado di individuare con tecnologica e informatica il reddito delle imprese e delle partite Iva». La filosofia rivolta è semplice: «Se dichiari il reddito per due anni starai tranquillo. E questo è un cambio di rotta nella lotta all'evasione». D'altronde, è il suo ragionamento, da anni si combattono i furbetti sconosciuti al fisco che portano via dai 75 ai 100 miliardi all'anno, ma con quali risultati? «Il tax gap non accenna a calare sin dal 1980 nonostante gli sforzi», sottolinea Leo, che poi fa una carezza alle Entrate. «Dobbiamo dare atto all'Agenzia che è stato fatto un recupero importante, ma il differenziale è sempre questo».

Con l'approvazione del testo, atteso prima della pausa estiva, diventeranno legge i pilastri della riforma. Niente sanzioni penali per errori veniali alle aziende che aderiscono all'adempimento collaborativo o per le aziende che non hanno versato regolarmente l'Irpef ma che vantano crediti verso la pubblica amministrazione; «premi» per i contribuenti modello con tempi più ridotti per ottenere crediti fiscali; una no tax area omogenea per dipendenti, pensionati e autonomi; sentenze tributarie digitali per tutti; la detassazione a 15% di straordinari e tredicesime e gli sconti sulle erogazioni liberali che le aziende possono dare ai dipendenti (fino a 3mila euro) per pagare le bollette; regole certe per chi porta ricchezza in Italia, ma senza favorire Paperoni o privati che vogliono nascondersi dentro un trust; la domiciliazione bancaria per pagare tasse e adempimenti tributari ma senza il pignoramento automatico dei conti); la rateizzazione di acconti e saldi Irpef per gli autonomi; l'addio al superbollo.

Misure, queste, che trovano il plauso di Italia Viva: «Con questa legge delega si combatte l'evasione semplificando le tasse, riducendo l'Irpef, superando l'Irap, razionalizzando tax expenditures e aliquote Iva», commenta soddisfatta Mariastella Gelmini, senatrice e portavoce di Azione, che rivendica i meriti dei renziani soprattutto per il rafforzamento dello Statuto del contribuente che potrebbe essere elevata al rango di legge costituzionale, come prevede una proposta di Azione-Iv.

«Siamo favorevoli ma ci vogliono tempi tecnici per farlo», sottolinea Leo, che spiega come si è mosso l'esecutivo: «In questa delega lo Statuto rappresenta una sorta di pre-legge, cui devono ispirarsi anche tutte le altre disposizioni di leggi».

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