Dalla Sardegna alle spiagge del Veneto: "Prenotazioni record, c'è voglia di mare"

Balneatori ottimisti ma divisi sul pass: "Serve". "No, scoraggia"

Dalla Sardegna alle spiagge del Veneto: "Prenotazioni record, c'è voglia di mare"

Le spiagge hanno passato il primo esame. «Una risposta eccellente. Domenica sera quasi ho pianto di gioia». Cristiano Tomei, coordinatore nazionale CNA Balneatori domenica, in chiusura del ponte del primo maggio ha fatto un giro d'Italia telefonico. «Tutti i gestori di stabilimenti, dalle spiagge del Veneto a quelle in Puglia mi hanno dato ottime notizie. E ancora meglio i ristoranti annessi agli stabilimenti che hanno registrato il pienone. Ovviamente seguendo le rigide misure di sicurezza e del distanziamento». La confederazione nazionale del settore balneare conta oltre 4 mila imprese balneari disseminate su tutta la costa, isole comprese e sono tutti ottimisti. «Quest'anno le prenotazioni degli ombrelloni sono praticamente sold out in tutta Italia. E noi siamo pronti per accoglierli in tutta sicurezza». Si aspettano anche i turisti stranieri, ed è per questo che Tomei ci tiene a sottolineare che «siamo stati proprio noi a chiedere regole chiare e omogenee per tutti gli Stati. Ovviamente è fondamentale per attirare i turisti e non scoraggiarli dare loro la possibilità di effettuare test rapidi in diversi luoghi, negli aeroporti ad esempio o nelle stazioni ferroviarie, compreso la domenica per favorire il turista e non metterlo in difficoltà. Questo è fondamentale per essere competitivi anche sul mercato estero. Poi abbiamo chiesto di eliminare la quarantena e siamo stati ascoltati. Il green pass poi è chiaro che è uno strumento importante». «Il telefono dall'altra sera ha ricominciato a squillare, e le prenotazioni ad arrivare. Tante, anche dall'estero. Questa notizia è stato un boom» ha detto Maria Bracciotti, presidente di Federalberghi Versilia. Non è dello stesso avviso il presidente dell'Associazione Jesolana Albergatori e coordinatore Federalberghi Spiagge Venete, Alberto Maschio: «Purtroppo si continuano a dare informazioni che finiscono per diventare un forte freno per chi vorrebbe fare vacanza. L'idea del pass, dell'avere una sorta di passaporto, di via libera per andare in vacanza, rappresenta un ostacolo psicologico per i turisti.

Rischia di creare - sostiene Maschio - gli stessi danni del coprifuoco. Come se lo scorso anno avessimo detto che gli hotel dovevano avere un certificato, un pass, per ricevere gli ospiti, invece di porre le regole nei protocolli».

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