Le Sardine gettano la maschera "apartitica". Santori finisce in lista come indipendente Pd

Nomi nuovi, vecchi metodi: il leader correrà a sostegno del candidato dem

Le Sardine gettano la maschera "apartitica". Santori finisce in lista come indipendente Pd

Quindi è finita nel modo più prevedibile. E con un tocco di passato più che uno slancio verso il futuro. Mattia Santori, leader delle Sardine, in un'intervista al Corriere della Sera annuncia la sua candidatura da indipendente nelle liste del Pd alle comunali a Bologna, a sostegno dell'aspirante sindaco Matteo Lepore. Come facevano i vecchi comunisti, candidando nel partitone rosso figure esterne al Pci grazie al ricorso ai famosi «Indipendenti di sinistra». Dagli anni '70 a oggi e ritorno. Ma oltre a sapere di vecchio, la discesa in campo di Santori era scontata. Nonostante le dichiarazioni dello stesso capo sardina, che fin da subito si è affrettato a definire come «apartitico» il suo movimento. Senza però mai dimenticarsi di precisare, già dalle prime interviste «ma non siamo apolitici». Insomma, non ci voleva un indovino per pronosticare una confluenza delle Sardine nel mare del Pd. Con tanto di partecipazione alla sempre vivace battaglia interna al Nazareno. «Il nostro avversario è chiunque stia trafficando per un renzismo 2.0, mentre c'è chi invece lavora da dentro e fuori per portare il Pd su linee più progressiste auspicate da parecchio», si inserisce Santori nel congresso permanente della sinistra. Santori apre una sua pagina ufficiale su Facebook e scrive un lungo post con il profilo delle Sardine. «Ora si apre una fase nuova. I nostri avversari sovranisti sono deboli da quando è fallita la «presa» dell'Emilia-Romagna», scrive sui social. Poi mette le mani avanti: «Vi diranno che siamo schiavi del Pd che gettiamo la maschera, che ci vendiamo per un posto in giunta. La verità è che hanno paura». Si smarca dall'antipolitica: «Non mi vergogno di ammettere che ho sempre creduto nella politica». Ma le sue parole certificano che le Sardine spontanee e auto organizzate erano una sorta di costola dei dem. Anche se a marzo scorso, in un'intervista a Repubblica, Santori depistava: «Il Pd è un marchio tossico». Il leader di Azione Carlo Calenda si rivolge al segretario dem Enrico Letta e liquida così le pretese del capo sardina: «Opterei per pedata nelle chiappe (metaforica)». Ma le Sardine sono state utili per fermare Salvini alle Regionali dell'anno scorso in Emilia Romagna. Al netto dei proclami, bisognava attendersela la corsa per un posto nel Consiglio comunale di Bologna.

Archiviata la pratica - Santori, ora tocca capire quale sarà il destino dei suoi compagni. Alcuni dei quali, come Jasmine Cristallo alle Regionali in Calabria, sono dati già per candidati.

Il numero uno delle Sardine martedì in una conferenza stampa a Bologna parlerà anche dell'eventualità di nuove candidature in altre città, come Milano e Roma. «Non per forza tutte le candidature saranno nel Pd: ogni situazione locale ha le sue dinamiche», specifica Santori. La Sardina fattasi Indipendente di sinistra.

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