Tensione e lancio di fumogeni contro la fabbrica alla manifestazione organizzata a Taranto dai movimento che vogliono la chiusura dello stabilimento ex Ilva, ora Arcelor Mittal. Erano circa 2mila i manifestanti che hanno marciato, sotto una pioggia insistente, dietro allo striscione «Il tempo è scaduto, cambiamo Taranto», partendo dal cuore del rione Tamburi fino ai cancelli dell'acciaieria. Proprio lì il corteo, voluto dal movimeno «Ancora vivi», e con delegazioni mandate fino alla città pugliese dai «no Muos», «no Tap», «no Tav» e «no Triv», oltre a rappresentanti di centri sociali e movimenti antagonisti, è sbandato verso l'ingresso, e un gruppo di manifestanti che si è staccato dal serpentone, all'interno del quale molti indossavano provocatoriamente respiratori o maschere antigas - ha cominciato a lanciare fumogeni di colore rosso oltre le recinzioni della ex Ilva. La polizia che scortava la manifestazione si è schierata a protezione dei cancelli, già chiusi, e gli agenti hanno impedito anche gli sporadici tentativi di scavalcare il recinto. Così, mentre dal cielo un elicottero della polizia è arrivato a controllare la situazione dall'alto, il corteo si è fermato davanti allo stabilmento siderurgico e i manifestanti hanno urlato ai pochi operai e impiegati presenti di sabato pomeriggio dietro i cancelli: «Vergognatevi, uscite». «Qui c'è gente che non ha paura, è determinata, e dice che quella di chiudere l'Ilva è la migliore idea», ha spiegato un manifestante dopo lo stop. E mentre alcuni degli organizzatori chiedevano di riprendere a marciare dietro al furgone di testa «senza nessuna provocazione», qualcuno ha replicato prendendosela con l'esecutivo, in particolare con le mancate promesse della componente pentastellata. «La provocazione - ha riassunto un manifestante - è quella di un governo che viene a Taranto con cinque ministri che ci raccontano bugie, frottole. Questa è la provocazione, non quella di chi lotta». «Taranto è stupenda - avevano spiegato in mattinata gli organizzatori della manifestazione, che prevedeva un presidio davanti all'Ilva ma non certo il lancio dei fumogeni - e non ci manca niente. Ma ci hanno tolto tutto. I ragazzi e le ragazze di Taranto si stanno mobilitando e sono in fermento per questa città che ne ha bisogno. Per i genitori coi passeggini vuoti e il volto rigato dalle lacrime, per i bimbi barricati dentro casa durante i wind days. Non nasciamo per finire ustionati da una massa incandescente o soffocati da macerie di amianto.
Ma in una città dove le scuole vengono chiuse per rischio ambientale, che cosa vuoi imparare? Impari a sopravvivere». La protesta di chi vorrebbe chiudere l'ex Ilva era già andata in scena al concerto tarantino del primo maggio.RR
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