Sassoli (Pd) europresidente E Forza Italia non lo vota

Il dem eletto all'assemblea di Strasburgo con l'ok del Ppe Ma Berlusconi si sfila per non rompere il centrodestra

Sassoli (Pd) europresidente E Forza Italia non lo vota

È l'ultima importante carica europea. L'unica eletta, dal Parlamento europeo. E va ad un italiano. Il dem David Sassoli, già vicepresidente e da 10 anni sui banchi di Bruxelles e Strasburgo, ce la fa al secondo scrutinio. È Antonio Tajani che alle 13 gli cede la poltrona di vertice dell'Eurocamera e proclama che con 345 voti ha superato la maggioranza assoluta di 332. Vicepresidente, confermato il grillino Fabio Massimo Castaldo.

Al primo tentativo, due ore prima, erano mancati 7 voti. I giochi ancora dovevano chiudersi, dietro le quinte del trasparente Palazzo di Strasburgo. L'accordo sul candidato dei socialdemocratici era stato raggiunto e l'appoggio dei popolari promesso, dopo il tramonto del nome di Manfred Weber che puntava alla Commissione ma ha lasciato il passo a Ursula von der Leyen e in seconda battuta alla successione di Tajani.

Ma ieri mattina la posizione degli azzurri, che fanno parte del Ppe, ancora non era chiara. Prima del secondo voto, Silvio Berlusconi incrociava Sassoli e gli stringeva la mano con calore. «Ti faccio tanti auguri».

I 7 eurodeputati di Fi sembravano orientati al sì, soprattutto per assicurarsi l'unica poltrona disponibile per un italiano, ma montavano le polemiche di Lega e Fdi, concentrati inutilmente sul conservatore Jan Zahradil (per il M5s, libertà di coscienza). Gli avvertimenti di Matteo Salvini e i tweet avvelenati di Giorgia Meloni, preannunciavano l'accusa di un Nazareno europeo, rischiavano di distruggere il centrodestra. Alla fine, Forza Italia si è astenuta, distinguendosi nella famiglia ancora maggioritaria dei popolari.

«Abbiamo deciso di votare scheda bianca - spiega il Cavaliere -. Non siamo soddisfatti delle nomine decise in Consiglio d'Europa, scaturite da un accordo tra Francia e Germania, di cui Macron si vanta: un pacchetto compromissorio. Per l'isolamento del nostro governo, l'Italia aveva tre posti e ora ne ha soltanto uno, il presidente del Parlamento europeo che è del Pd, mentre noi siamo l'opposizione di centrodestra». Il premier Conte dice di aver fatto un buon lavoro? Berlusconi sbotta: «È una grande bugia. Non c'è stata nessuna influenza nostra, l'Italia è fuori dalla porta». Il premier gialloverde, per gli azzurri, ha solo ratificato decisioni altrui e i sovranisti-populisti non hanno ottenuto nulla. Lo dice anche un siparietto sul corridoio pensile davanti l'aula. La leghista Mara Bizzotto apostrofa Tajani, come «artefice» dell'accordo con i socialisti europei e lui replica, duro: «Veramente è Conte e il governo che l'hanno approvato, già da Osaka. Io da quando avevo 12 anni sono stato dalla parte opposta».

Poi, il vicepresidente di Forza Italia rientra nell'emiciclo che sceglie Sassoli come suo successore. Il dem è emozionato, lo ringrazia per il lavoro fatto e un lungo applauso saluta Tajani, che risponde con la mano sul cuore. Sarà capo della delegazione di Fi e presidente di una commissione. Il politico-giornalista del Pd fa il suo discorso. Parla delle istituzioni Ue da cambiare, di immigrazione, degli «scaricabarile tra Stati» che alimentano la sfiducia dei cittadini nell'Europa e ai «signori del Consiglio europeo» dice che per il Parlamento è «arrivato il momento di discutere la riforma del regolamento di Dublino». (e Berlusconi approva: «Abbiamo chiesto che il dibattito nel nuovo Parlamento parta proprio da questo tema»). Ma se apre sull'immigrazione, conferma quanto sia europeista la sua visione. E quindi aggiunge: «L'Ue non è un incidente della storia, siamo figli e nipoti di chi è riuscito a trovare l'antidoto alla degenerazione nazionalista che ha avvelenato la storia». E ancora: «Bisogna recuperare le idee dei padri fondatori. In troppi hanno scommesso sul declino di questo progetto alimentando divisioni e conflitti». Il nazionalismo che Sassoli chiama virus fa rima con sovranismo e, mentre arrivano le congratulazioni del capo dello Stato Sergio Mattarella, della presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati e di tanti altri, insorgono Salvini e Meloni.

Il primo: «A presiedere il Parlamento uno di sinistra, magari coi voti di qualcuno del centrodestra, anzi sicuramente. Bello, rispettoso del voto di italiani ed europei». La seconda stronca così il discorso d'insediamento di Sassoli: «adulazione delle lobby e omaggio alle Ong», quindi «inizia malissimo».

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