Può un sms contenente una comunicazione di divorzio essere una buona notizia? Può, se siamo in Arabia Saudita, uno dei Paesi più retrogradi del mondo. E se fino a questo momento le donne saudite non avevano diritto nemmeno a questa squallida ma pur sempre efficace comunicazione.
La novità è in vigore da ieri. Secondo quanto reso noto da avvocatesse locali una nuova direttiva impone ai tribunali di informare le donne delle sentenze che confermano il divorzio, mettendo fine all'assurda pratica dei «divorzi segreti», quello in cui i martiti mettono fine al matrimonio in maniera unilaterale e senza comunicarlo alle (ex) mogli. In questo modo se non altro le donne scaricate potranno far valere i propri diritti in materia di alimenti. «Questo - spiega un avvocato divorzista citato da un organo di stampa locale - metterà fine a ogni tentativo di imbrogliare o impadronirsi dell'identità delle donne per assumere il controllo dei loro conti bancari e proprietà, usando procure precedentemente emesse». Non sono rari i casi di donne che continuano a vivere con il marito ignorando il fatto di essere divorziate da lui.
Pare che la novità sia stata voluta fortemente dal principe ereditario Mohammad Bin Salman allo scopo di accontentare le istanze alla modernizzazione della socità saudita e probabilmente anche di lucidare la sua immagine decisamente arrugginita dopo la vicenda dell'assassinio del giornalista Jamal Ahmad Kashoggi, ucciso nel consolato saudita a Istanbul lo scorso 2 ottobre e del quale il principe è accusato di essere stato il mandante. Una delle misure a cui è stata data più pubblicità è rappresentata dalla fine al divieto per le donne di guidare.
Ma la verità è che i passi avanti sono lenti e alle donne saudite sono negati tuttora tantissimi diritti che in Occidente sono dati per scontati (e ci mancherebbe, aggiungiamo): le donne ad esempio non hanno alcun diritto a un processo equo e la loro testimonianza non ha lo stesso valore di quella di un uomo; non hanno diritto a gestire in proprio le loro risorse economiche e per questo, ad esempio, non possono aprire liberamente un conto corrente o possedere una carta di credito; non possono sposarsi senza l'approvazione del loro tutore, chiamato wali; in caso di eredtià hanno diritto a una quota inferiore a quella ad esempio dei loro fratelli maschi; non possono vestirsi liberamente, dovendo aderire a un codice di abbigliamento molto restrittivo; non possono interagire liberamente con gli uomini, di solito venendo confinate in spazi e in codici di comportamento decisamente ristretti; non possono ottenere la custodia dei bambini in caso di divorzio, potendolo fare soltanto fino all'età di 7 anni per i maschi e di 9 anni per le femmine; non possono viaggiare liberamente; e non possono nemmeno sottoporsi a interventi chirurgici senza il via libera di un parente.
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