«Gli sbarchi sono diminuiti, non c'è emergenza». «Chiuderemo i grandi centri di accoglienza». «Più espulsioni degli irregolari grazie ai centri per il rimpatrio». A proposito, «stop ai Cie». Inoltre, l'Italia per la prima volta si dota di «un piano per l'integrazione»: corsi di italiano obbligatori e tirocini formativi, «una società più integrata è anche una società più sicura». Senza dimenticare di aiutare i migranti a casa loro, con «progetti di sviluppo di lungo e di medio periodo». Tra promesse, annunci e interventi per contenere l'emergenza, il fenomeno migratorio resta uno dei nodi «strutturali» che dovrà sciogliere il prossimo governo. Intanto il tema è diventato pane per la campagna elettorale. Condito da relative fake news.
GLI SBARCHI
È vero, nel 2017 gli arrivi sono diminuiti del 34% rispetto all'anno precedente grazie agli accordi tra Italia e Libia. Ma col nuovo anno, sono di nuovo aumentati: nei primi giorni del 2018 sono arrivati poco meno di duemila migranti, come lo stesso mese dell'anno scorso e quasi il 50% in più del gennaio del 2016, considerato da record per gli sbarchi. Solo ieri sono approdati 700 migranti tra Catania e Palermo. Altre centinaia in salvo sono diretti nei porti italiani. Se è troppo presto per parlare di un nuovo boom, la bella stagione, favorevole per le traversate, rischia di accentuare la tendenza.
L'ACCOGLIENZA
Con gli sbarchi non sono calate anche le persone accolte nelle strutture. Che restano stracolme: 183mila i richiedenti asilo nei centri, poco meno dei 188mila nel 2016. Pure le istanze di asilo sono aumentate, toccando quota 130mila nel 2017, rispetto alle 123mila dell'anno precedente. I grandi hub, che nelle previsioni del ministero dell'Interno andavano sostituiti con l'accoglienza diffusa, sono ancora aperti. E affollati. L'ex base militare di Cona, nel veneziano, più volte presa a modello negativo dal Viminale, ospita un migliaio di migranti. E l'accoglienza diffusa? I comuni che hanno risposto agli appelli del ministro Minniti sono poco più di mille su ottomila. I corsi di italiano? Solo 19mila rifugiati li hanno frequentati nel 2016.
GLI AIUTI ALLO SVILUPPO
All'aumento dichiarato di risorse da dedicare alla cooperazione internazionale per risolvere alla radice il fenomeno migratorio, non corrispondono altrettanti denari investiti in Africa. Una quota crescente di questi fondi rimane nei cosiddetti paesi ricchi, tra cui l'Italia, dove viene usata per far fronte alle spese dell'accoglienza. È stato così nel 2016 per quasi 1,6 miliardi degli oltre 4,8 destinati allo sviluppo.
ESPULSIONI
Sono aumentate quelle dei soggetti pericolosi, radicalizzati, potenzialmente terroristi: 105 nel 2017. Ma restano difficili quelle degli irregolari che non hanno diritto a restare nel nostro Paese. Il piano di Minniti per sostituire i centri di identificazione ed espulsione, Cie, con i centri per i rimpatri, Cpr, da realizzare in ogni regione, procede a rilento. Dovevano essere pronti entro settembre, ma sono attivi solo quelli di Brindisi, Caltanissetta, Roma e Torino, e quasi pronti quelli di Potenza e Bari. Intanto però, gli irregolari in condizione di clandestinità in Italia sono stimati in oltre 400mila secondo l'Ismu.
RICOLLOCAMENTI
Infine, il grande flop della redistribuzione europea.
Secondo gli accordi del 2015, se ne dovevano trasferire 34mila dal nostro Paese in altri Stati membri. Ma a dispetto dei roboanti annunci, i ricollocati sono solo 11mila. Altro che solidarietà comunitaria. Al di là dei proclami, l'Italia resta ancora sola. Con la sua emergenza «strutturale».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.