La devastazione della società, una campagna bellica ben riuscita contro la civiltà giudaico cristiana che l'Islam disprezza e ha giurato di battere, un'ondata mai vista di antisemitismo insanguinato: questo è stato il regalo collaterale di Mohammad Hannoun all'Italia mentre Hamas riceveva i milioni che aveva raccolto. La sua è la guerra santa scritta nei testi, nella carta di Hamas, nei libri di Al Banna: contro le democrazie, per i massacratori shahid di Hamas, per il dominio. Ed è stato bravo, una delle onde più alte dell'occupazione ideologica che crea nel mondo eccidi di ebrei come quello di Sidney, sinagoghe distrutte, graffiti, bandiere, studenti che picchiano studenti, orde. La sua rete era potente, oltre ai 7 milioni e 280mila euro che sembra abbia convogliato nelle mani del terrorismo, chissà quanto denaro è scorso nella battaglia egemonica cui si è associato nelle organizzazioni sociali, all'interno del Parlamento, nei comuni, nei sindacati, alla tv, nel gotha della società democratica e umanitaria, fino ai magistrati che ieri mentre ne decretavano la probabile colpevolezza decidevano, con stolto tradimento del loro ruolo, di ammiccare al fronte anti Israele. I suoi messaggi in coro con l'Albanese, Boldrini, Fratoianni, Di Battista... urlano Israele "coloniale", "genocida": invenzioni antisemite. Hannoun è stato pervasivo, abile, deciso, ha persino creato la sua Flottilla dall'Italia, ha coinvolto i sindacati genovesi sulle banchine del porto. Ha creato la sua rete in Italia dopo l'espulsione Usa coinvolgendo leader della vittimizzazione e del declino postmoderno, ha eccitato la sinistra in cerca di consensi. Se qualcuno pensa che volesse dare aiuto ai poveri Gazani, riveda le dichiarazione sulle squadracce di Hamas che uccidono i ribelli: Hannoun tiene per loro.
Personaggi come lui hanno reso le sconcezze che negano il 7 ottobre linguaggio comune; così è avanzata la disinformazione, il caos sociale, il declino intellettuale dei giovani. Il processo contro Hannoun e i suoi è epocale, affronta un mondo che si sente superiore alla cultura giudaica cristiana e la vuole schiacciare in nome di un mondo di terroristi. È un processo per la verità.