Giuseppe MarinoRoma La soluzione è lì, già pronta: dare tutta la colpa per la figuraccia mondiale delle statue censurate a Ilva Sapora, dirigente del cerimoniale di Palazzo Chigi. Che ha i requisiti giusti per un benservito morbido: non sarà renzianamente rottamata, ma più semplicemente pensionata, visto che le manca poco alla soglia del ritiro.Lo staff renziano, dopo il crescente imbarazzo per l'ilarità suscitata in tutto il mondo per la genuflessione all'Iran sotto forma di mutande di cartone applicate alla Venere Capitolina, deve però trovare la formula giusta per ammorbidire la dirigente. Lei finora ha mantenuto il riserbo, ma non si è arresa: al processo sommario indetto da Palazzo Chigi ha presentato un rapporto che ricostruisce i fatti, una sorta di memoria difensiva che bisogna almeno fingere di considerare, dunque il verdetto slitta alle prossime ore. Di ragioni da vendere ne avrebbe, la signora Sapora, anche perché chi conosce questo tipo di incontri ad alto livello, racconta di un attento vaglio dei preparativi, sottoposti direttamente all'attenzione dell'ufficio diplomatico. Il cui dirigente, Armando Varricchio, ha fatto sapere di trovarsi a Tokio per una riunione preparatoria del G7. Lui in ogni caso non è un buon agnello sacrificale: Renzi, avendolo appena nominato ambasciatore negli Usa, farebbe una figura davvero grama. La lunghezza dei preparativi (la visita era slittata causa strage del Bataclan) e la prassi di Palazzo Chigi cui Renzi ha conferito un deciso accentramento, fanno pensare che sia davvero difficile che nulla sapessero gli uomini più vicini al premier. Oltretutto pesa il precedente dello scorso ottobre, quando Renzi incontrò a Firenze lo sceicco degli Emirati arabi, Mohammed Bin Zayed Al Nahyan, alleato prezioso per il governo, visto il ruolo nel salvataggio di Alitalia. Anche in quell'occasione venne coperta da una paratia ornata di gigli fiorentini una statua di Jeff Koons, il cui soggetto, un nudo, avrebbe potuto essere sgradito dall'ospite.Dunque Renzi è quantomeno recidivo a questi eccessi di zelo politicamente corretto che ieri si è affrettato a disconoscere. Del resto nel partito c'è chi plaude alla genuflessione.
Così il deputato piddino Ernesto Carbone: «Per i 20 miliardi di investimenti ottenuti avrei fatto anche di più». Pragmatismo postumo che ha lo stesso respiro corto dello scaricabarile. La Francia ieri ha concluso con l'Iran la vendita di 118 Airbus che da solo vale 25 miliardi. Ma loro l'hanno fatto senza umiliarsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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