Coronavirus

"Scelta irresponsabile. La Cgil sbaglia a dire no al green pass"

L'ex leader Fim-Cisl: "Landini lascia soli i lavoratori per rincorrere la notorietà"

"Scelta irresponsabile. La Cgil sbaglia a dire no al green pass"

Marco Bentivogli, per molti anni leader della Fim Cisl, non ha dubbi: l'obbligo di Green Pass nei luoghi di lavoro serve. «Era ora. Nella storia del nostro paese abbiamo sconfitto le epidemie con l'obbligo vaccinale. Il Green Pass è una mediazione ma porterà i No Vax ad occupare, nelle loro riunioni, non più di una cabina telefonica. In fabbrica i no Green Pass sono pochissimi, ma per paura e pigrizia non li si affronta e si inseguono i più sbandati, con il rischio ormai conclamato di far arrabbiare la stragrande maggioranza di ragionevoli».

Perché Landini si è messo sulla linea di Salvini e Meloni, contro il Green pass e per i tamponi gratuiti?

«Se il vaccino fosse stato a pagamento, avrebbe fatto la battaglia per la gratuità. Tutti usiamo tv e social, ma in alcuni non c'è la consapevolezza che ti creano una bolla attorno che confondi con la mitica gente. Una leadership senza queste virtù di discernimento porta a sbandare».

Richiedere l'obbligo vaccinale, boicottando l'obbligo di green pass, come fa il capo della Cgil, a che logica risponde?

«Umanamente voglio bene a Maurizio, ma ripete lo stesso errore che fece con Marchionne. I media gli fecero capire che la notorietà aveva il prezzo di dire cose di nessun buonsenso e lui accettò. Gli avrebbero fatto indossar gli abiti di Robin Hood anche a costo di far chiudere fabbriche. Oggi si dimostra recidivo. Non si lasciano mai soli i lavoratori per la propria notorietà o per accontentare quel collettivo ztl fortissimo nelle redazioni».

In tutti i sondaggi, i no green pass e No Vax sono un'infima minoranza, anche tra gli elettori di Lega e Fdi e in Cgil. Perchè i loro leader si incaponiscono a inseguirli?

«Perché media e social moltiplicano gli urlatori più aggressivi. Ma su salute e sicurezza le persone sanno che non si scherza, si sono accorti che i loro leader sono tutti vaccinati e iniziano a capire che fanno i furbi. La sinistra politica e sindacale è reazionaria come Salvini e Meloni, sono accomunati dalla stessa irresponsabilità. I primi non conoscono la vita delle persone, i secondi la strumentalizzano».

Che responsabilità hanno i media nell'ingigantire e aizzare il fenomeno No Vax?

«Gravissime. Landini dimentica la nostra storia, abbiamo sempre anticipato le scelte del governo. Portare la Cgil a un ruolo reazionario è antistorico, neanche negli anni '50 accadde. Le scelte dei media plasmano la politica, che cerca di fare notizia. Hanno la responsabilità di aver generato un ossimoro come il populismo sindacale, come ora han valorizzato i 4 sbandati di No Vax. Hanno iniziato a svegliarsi quando si sono accorti che tra essi si annida chi picchia i giornalisti e ha le armi in casa. Un po' tardi».

Landini lamenta di essere il «capro espiatorio» delle «incapacità del governo» per aver detto no al Green pass e sostenuto che bastano i protocolli aziendali a immunizzare i lavoratori dal Covid. La Cgil è su questa linea?

«Non mi occupo di dinamiche interne, ma nel 2020 l'azione del sindacato, anche con gli scioperi dei metalmeccanici per arrivare ai protocolli e alla legge, fu positiva. Certo, il governo Draghi si poteva muovere prima. Ma ho la sensazione che ci sia il rimpianto per l'ambiguità di Conte con cui, nonostante i disastri, la sintonia di Landini era imbarazzante. La recenti dichiarazioni di Conte sulla obbligatorietà negli assembramenti ci ricorda quel cerchiobottismo che cerca di dare ragione a tutti, inadeguato ad affrontare qualsiasi situazione, men che meno un'emergenza come questa.

Ho sempre preferito controparti forti e chiare a quelle deboli e ambigue».

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