Cronache

"Una scelta rischiosa senza dati ufficiali. Ma in Italia è ora di passare subito ai fatti"

Il fondatore dell'istituto Mario Negri: "Insolito che non abbiano atteso i risultati della sperimentazione, le pressioni politiche creano confusione"

"Una scelta rischiosa senza dati ufficiali. Ma in Italia è ora di passare subito ai fatti"

«Ora passiamo ai fatti». Il farmacologo Silvio Garattini, fondatore dell'istituto Mario Negri, sprona a non perdere nemmeno un minuto. E ora che il piano vaccini è stato annunciato in Parlamento, chiede che «non rimanga solo sulla carta».

Garattini, dice che siamo in ritardo?

«Dico che il piano vaccini non deve restare confinato alla politica degli annunci. Va messo in opera subito. Occorre entrare nel merito dell'organizzazione per non ritrovarsi come accaduto a marzo scorso senza mascherine e tamponi, o come sta accendo oggi senza vaccini antinfluenzali».

Dopo qualche dubbio iniziale, il governo ha deciso di non rendere obbligatorio il vaccino. Ha fatto bene?

«Credo sia prematuro parlarne ora. E poi per rendere obbligatoria la vaccinazione bisogna avere dosi per tutti. Invece non ne abbiamo a sufficienza, quindi cominciamo con le categorie a rischio, poi vediamo».

Alcuni infettivologi sostengono che tra i primi da vaccinare ci debbano essere i ragazzi delle scuole superiori, tra i principali veicoli di contagio. Cosa ne pensa?

«Può avere senso. Ma a dirlo saranno i dati dello studio di Pfizer. Se nel campione di pazienti vaccinati ci sono pochi anziani e tanti giovani, allora può avere un senso perchè significa che il vaccino è efficace su di loro, altrimenti no. In ogni caso è necessario cominciare dagli operatori sanitari».

A proposito dello studio Pfizer. I dati della sperimentazione non sono ancora pubblici, ma la Gran Bretagna ha già approvato il vaccino. Come è possibile?

«La Gran Bretagna ne ha facoltà, anche senza aspettare l'approvazione dell'Ema, così come potrebbe farlo qualsiasi altro Paese in situazioni di urgenza, al di là della Brexit. Ma, al netto delle scelte politiche, quello che mi risulta strano è che Londra non abbia aspettato la pubblicazione dei dati della sperimentazione».

Cioè ha approvato il vaccino a scatola chiusa?

«Probabilmente avrà ricevuto un'anticipazione da Pfizer, ma in ogni caso è strano che l'azienda farmaceutica non abbia presentato il suo studio anche agli altri».

Questo salto in avanti della Gran Bretagna rischia di alimentare i dubbi degli scettici sul vaccino?

«Sicuramente contribuisce a creare confusione perchè è difficile spiegare come mai a Londra da lunedì ci saranno le prime dosi di vaccino e negli altri Paesi no».

L'Ema sostiene di avere protocolli più rigidi. Secondo lei ci possono essere problemi di sicurezza?

«Dobbiamo avere la massima fiducia nelle autorità regolatorie ma al tempo stesso stiamo attenti a non fare troppa pressione sull'Ema. Pressione non giustificabile nè per motivi politici, nè per ragioni economiche e nemmeno per l'urgenza. Gli scienziati dell'Agenzia europea dei medicinali devono prendersi tutto il tempo per valutare lo studio sul vaccino, senza fretta».

Significa che potrebbero esserci ritardi?

«Significa che la fretta è sempre cattiva consigliera. Bisogna saper valutare solo gli aspetti scientifici e analizzarli a fondo per verificare l'efficacia, approfondire quali possono essere gli effetti collaterali e via dicendo. Solo dopo aver valutato nel dettaglio lo studio sarà possibile stabilire le priorità e le categorie da vaccinare per prime».

Sulla vicenda vaccini si sono inseguiti un po' troppi annunci.

«Al momento abbiamo solo quelli. E i comunicati stampa servono ai titoli in Borsa e non certo alla scienza. Ora abbiamo bisogno della massima trasparenza e precisione».

Lei crede che ce la faremo ad azzerare l'indice di contagio nel giro di un mese?

«Dipende dai nostri comportamenti. L'unica variabile di questa formula siamo noi. Certo è che non possiamo regolarci sulla speranza che il vaccino risolva tutto. Anche quando ci sarà, non sarà sufficiente a combattere il Covid.

Quindi le nostre uniche armi reali rimangono mascherina e distanziamento».

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