
A spoglio ancora in corso, da Miami dove si trova in questi giorni, il deputato di Fratelli d'Italia Andrea Di Giuseppe fa un pronostico ancor più tetro per i fautori dei quesiti referendari. «Nel collegio estero si registrerà un'astensione ancor più netta». Ovviamente lo spoglio dei voti giunti per posta è un'altra anomalia dei tempi di oggi. «Siamo ancora alla spedizione postale delle schede - racconta -. Oltre che obsoleto, è un sistema che può essere facilmente condizionato e viziato. Che sia l'ultimo voto organizzato così».
Da domani, da quando sarà finito il clamore di questa sconfitta per il partito referendario (più o meno coincidente con l'opposizione di sinistra) la prima cosa da fare è riformare il voto all'estero. «Serve quello digitale - spiega il deputato -. Così si evitano i brogli. Altrimenti si potrebbe semplicemente costituire i seggi dentro consolati e ambasciate. Almeno le persone sarebbero costrette a venire di persona». La battuta non è lanciata lì a caso. Di Giuseppe ricorda ancora quando nel 2022, quando era candidato per le politiche, controllò gli elenchi dell'Aire (Anagrafe degli italiani residenti all'estero). «Scoprii che il 30% circa degli iscritti al voto erano ultra novantenni e in molti casi più che centenari». Oltre il danno, però, c'era anche la beffa dal momento che questi «fantasmi» con diritto di voto per essere ancora più credibili prendevano la pensione. Prima ancora di venir eletto (alle ultime politiche), Di Giuseppe presentò nel settembre '22 una denuncia per danno erariale alla Procura di Roma.
Una volta eletto, poi, ha voluto vederci chiaro sulla questione delle schede elettorali. «I collegi elettorali all'estero hanno un sistema particolare di voto - racconta il deputato -. E gli elettori sono chiamati a scrivere la preferenza. Molte schede avevano i nomi dei candidati praticamente prestampati. Stessa mano. Ho chiesto anche una stima precisa a un perito del Tribunale che è arrivato alla stessa conclusione».
L'ipotesi più probabile è che queste schede, che arrivano nelle zone del collegio elettorale tramite i patronati, restino negli uffici che dovrebbero smistarle, suggerisce Di Giuseppe, visto che non devono essere consegnate a persone che ormai non esistono più.
«Una delle mie prossime battaglie politiche sarà proprio contro la gestione dei patronati - annuncia il parlamentare di Fratelli d'Italia -. Ricevono contributi pubblici per i servizi che svolgono ma spesso la loro gestione è opaca». E porta l'esempio di una ricerca a campione.
«Mi ricordo quando il ministero del Lavoro ha fatto un'indagine su quelli presenti a New York - ricorda -. Ebbene il 96% delle pratiche lì processate venne dichiarato nullo! Il 96%! Ed eravamo a New York! Non so cosa potrebbe uscir fuori in zone meno controllate e più decentrate».