Roma - «Qui c'è un degrado raghezzi». Avesse detto chissà che cosa Pasquale Zagaria, in arte Lino Banfi, un gran bel pugliese trapiantato mezzo secolo fa a Roma. Ospite da Floris a Di Martedì il cabarettista si è espresso sulla presunta grande bellezza. Dicendo cose ovvie tipo che la città è sporca e cattiva e facendo battute. È il suo lavoro. Battute che i tastieristi del web hanno respinto al mittente con ferocia inaudita. Uno che ha la faccia più buona del mondo e un cuore enorme meriterebbe un trattamento diverso.
Incalzato da Floris nonno Libero dichiara affranto: «Ogni sindaco dice che ha trovato un casino prima di lui e promette che farà molto di più. Invece di più qui ci sono solo topi più pesanti di prima!». Tutto qua, perché prima recita uno stornello su Grillo. E poi prende in giro il nuovo Renzi, invecchiato di vent'anni dopo le salutari batoste. Tanto basta per far diventare da ieri Banfi il nemico numero uno della sindaca e dei grillini tutti. Quindi, scrivono, un «amico della mafia», e «anche dei poteri forti e dei corrotti». Inoltre - fanno notare i blogger - siccome ha avuto problemi burocratici per l'apertura del suo ristorante, ora si lamenta con il Comune. Piene di insulti da parte dei sostenitori del Movimento Cinque Stelle le bacheche di Facebook e Twitter. L'attore viene dipinto come un «vecchio pidocchioso, colluso con la mafia» e come «uno che non ama Roma». Commenti talmente cattivi che - fanno sapere dal suo staff - neanche si trovava il coraggio di informarlo.
Contattato da Il Messaggero, Banfi ha voluto puntualizzare la posizione prendendosi un po' in giro che non fa mai male. «Sono un attore e non volevo innescare chissà quale polemica. E in fin dei conti cosa avrò mai detto di sbagliato? Vivo a Roma da 55 anni, sono romanista, e amo questa città. Se adesso i topi sono più grassi o più magri non lo so, raghezzi era solo una battuta...».
L'attore sta al gioco: «La Raggi è una brava ragazza, anzi appena eletta festeggiò il mio compleanno. Un gesto che apprezzai, adesso aspetto che mi dia la cittadinanza onoraria, le chiavi della città, come Alberto Sordi. Ci tengo, perché amo Roma da sempre. Altrimenti sarei tornato nella mia Puglia, invece non è così, sto qui». Ancora sulla sindaca grillina: «Potrebbe essere mia nipote, figuriamoci se ho interesse ad attaccarla, anzi mi scuso se ho urtato la sua sensibilità. L'unica cosa che mi sento di dirle è di mangiare un po' di più perché la vedo sciupata, il mio è un consiglio affettuoso, un consiglio da nonno.
Anzi, la ospiterei volentieri nel mio ristorante di orecchiette».Si capisce quanto Banfi non abbia la minima intenzione di ficcarsi in sterili polemiche. E vorrebbe uscirne al più presto. Troppo tardi, la rete si usa per intrappolare, meglio: per sputtanare.
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