La guerra delle date per la vittoria nel 1945, dei simboli e delle accuse reciproche di nazismo e tradimento si aggiungono al conflitto vero, a suon di bombe, che continuano a piovere sull'Ucraina.
L'ultima scintilla è il 78esimo anniversario della vittoria sul nazismo, che per volere di Stalin è sempre stata celebrata il 9 maggio in tutti i paesi dell'ex Unione sovietica. In diversi altri fa testo la capitolazione del giorno prima firmata dal generale tedesco Alfred Jodl al quartier generale alleato di Dwight D. Eisenhower in Francia. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha firmato ieri un decreto che cambia la data dal 9 all'8 maggio stabilendo che oggi a Kiev si festeggerà la giornata dell'Europa. «Consapevole dell'identità europea del popolo ucraino», scrive il capo dello Stato. A Kiev è attesa la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che porta in dote l'approvazione da parte del Consiglio Ue del via libera al miliardo di euro per acquistare munizioni da inviare in Ucraina. E in riferimento al 9 maggio, il presidente Zelensky ha aggiunto in un video che «tutto il male portato dalla Russia moderna sarà sconfitto nello stesso modo in cui è stato sconfitto il nazismo».
Da Mosca non si è fatta attendere la dura risposta della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova rivolta a Zelensky: «È la reincarnazione di Giuda nel 21mo secolo». Il governo di Mosca si chiede «Cosa potrebbe esserci peggio di un nemico? Un traditore. Questo è Zelensky», che annullando la celebrazione del 9 maggio «ha tradito definitivamente i suoi antenati: sia coloro che hanno combattuto nei ranghi dell'Armata Rossa sia quelli che hanno sofferto e sono stati torturati nei campi di concentramento». Fin da inizio invasione, la propaganda russa si richiama alla Grande guerra patriottica e al sacrificio di 20 milioni di vite per abbattere il nazismo. E adesso bisogna fare lo stesso contro l'immaginario Quarto Reich ucraino, è il messaggio del Cremlino. Le prove della parata di oggi sulla piazza Rossa, ancora una volta, sfoggiano tutto il simbolismo comunista e sovietico con sventolio di stelle e bandiere rosse, oltre alla classica falce e martello. La retorica della guerra patriottica serve ad alimentare il mito dell'Armata russa, in affanno sui campi di battaglia, a cominciare dalla Stalingrado ucraina di Bakhmut, non ancora conquistata dopo mesi di aspra battaglia.
Il timore di attacchi con i droni o sabotaggi hanno ridotto di molto le celebrazioni nel paese, anche per altri motivi. La parata degli «immortali», i cittadini che sfilano in tutto il paese con le foto dei loro cari caduti nel secondo conflitto mondiale, è stata sospesa del tutto. In alternativa si potranno postare sui social le immagini o esibirle sulle auto. Il timore, mai confermato ufficialmente, non sono gli attentati, ma che molti russi sfilino con le foto di padri, fratelli, amici morti nell'invasione dell'Ucraina.
Domani a Mosca, assieme a Putin, ci saranno il presidente del Kazakistan, Kassym Jomart Tokayev, del Kirghizistan, Sadyr Japarov e il premier dell'Armenia, Nikol Pashynian. Altri leader delle ex repubbliche dell'Urss hanno disertato l'invito e gli ucraini ironizzano definendo gli invitati «scudi umani» di Putin. Alla fine, il presidente russo è come un lupo che perde il pelo, ma non il vizio di ex ufficiale del Kgb formato ai tempi dell'Unione sovietica, che ha sempre rimpianto l'Urss o la Grande Russia con tanto di simbolismo comunista.
Sul campo la guerra continua con una nuova ondata di bombardamenti fra domenica e lunedì. I russi hanno lanciato 16 attacchi missilistici sulle città di Kharkiv, Kherson, Mykolaiv e nelle regioni di Odessa, dove è stato centrato un magazzino della Croce rossa. Su Kiev si sono scagliati almeno 35 droni kamikaze, pare abbattuti dalla contraerea. L'ambasciata italiana ha rilanciato un allarme di novembre che invita, come sempre, gli italiani a lasciare il paese.
Fonti diplomatiche spiegano al Giornale che «non c'è alcun panico» e si tratta «di un usuale consiglio in queste situazioni». Negli ultimi bombardamenti si registrano 3 morti e 28 feriti. Per il sindaco della capitale, Vitaly Klitschko, è stato «l'attacco con droni kamikaze più massiccio» da inizio guerra.
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