
Dopo i risultati della tornata delle elezioni comunali, il centrosinistra, nelle sue varie declinazioni, riparte dalla formula del campo largo extralarge. Quello modello Genova. Che comprende Pd, M5s e Avs più l'ex terzo Polo di Azione e Italia Viva. L'invito all'unità arriva, in prima battuta, da Matteo Renzi. Ma anche dal Pd. Esultano ma evitano il nodo campo largo i centristi di Azione. Più in imbarazzo il M5s, che farebbe fatica a convivere, alle politiche, con renziani e calendiani. «La destra guarda ai sondaggi, noi vinciamo al voto» è il grido di battaglia della segretaria del Pd Elly Schlein. Che batte sul tasto dell'unità: «Essere testardamente unitari, è necessario ripeterlo oggi più che mai, non è una tesi o un dibattito politologico, ma un dato oggettivo: uniti si vince, congratulazioni a tutte le forze che hanno contribuito a queste belle vittorie!». Più freddo Giuseppe Conte, che si affida a una nota. «Auguri di buon lavoro a Silvia Salis, neosindaca di Genova. La sua vittoria, con un margine così ampio e ottenuta al primo turno, è la dimostrazione che progetti nati dal basso ed inclusivi delle proposte della società civile sono percepiti dai cittadini come più vicini alle proprie esigenze e, per questo, meritori di fiducia ed entusiasmo», dice, mettendo l'accento sul civismo di Salis anziché sulle alchimie politiche delle coalizioni unitarie. «Quando il centrosinistra è unito vince e stravince specie se mette in campo candidati credibili, la rivelazione di questa tornata è Silvia Salis, una donna giovane e competente. Quando il centrosinistra non mette i veti come era accaduto alle regionali vince. Se guardate tutti i dati la Meloni ha preso una scoppola mica da ridere», incalza subito Renzi, che non perde tempo per tornare sul suo schema: tutti dentro. Poi, infatti, specifica: «Il centrosinistra deve trovare tre o quattro punti, come stipendi e sanità, su questi si può trovare un'intesa. Poi su tanti siamo divisi». «Uniti si vince», si galvanizza Maria Elena Boschi.
Carlo Calenda evita l'argomento centrosinistra. Occhieggiava al centrodestra ma...: «Quando si presentano candidati riformisti e concreti il risultato arriva». Poi parla di «alternativa pragmatica» da costruire. Poi fa i complimenti a Salis: «Una bella vittoria». Mentre dal centrodestra Giovanni Donzelli, di FdI, ridimensiona: «Dispiace per Genova ma il centrodestra cresce in tutta Italia».
E, nell'opposizione, non manca chi lega l'appuntamento delle comunali alla partita per il referendum. «Il risultato delle elezioni amministrative apre una speranza, sebbene sia coinvolta una porzione limitata di elettorato. Anche l'affluenza lascia essere ottimisti per il voto referendario», dice la capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella.
Nel M5s, a taccuini chiusi, c'è molto più pessimismo sulle sorti del campo largo. «Noi siamo in un cul de sac, se andiamo alle politiche con Renzi e Calenda i nostri elettori non ci seguirebbero, se andiamo da soli gli altri ci imputeranno la vittoria del centrodestra», dice un deputato pentastellato nel Transatlantico semideserto. Dal Pd di rito riformista, che guarda al centro, esulta Stefano Bonaccini, secondo cui le vittorie alle amministrative sono «la dimostrazione che uniti si vince e si può battere la destra». Insomma, oltre i proclami, le opposizioni continuano a procedere a geometria variabile.
Se per la minoranza si vince al centro, la sinistra dem invece magnifica gli effetti della linea della segretaria. «Vince la linea dell'unità di Schlein», dice Goffredo Bettini. Intanto, a Matera, il candidato del M5s Domenico Bennardi, annuncia che non sosterrà al ballottaggio Roberto Cifarelli, del Pd. Uniti, ma non troppo.