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Scholz negoziatore protegge la tregua (e il suo gasdotto). Ma Biden e Macron: "Via tutte le truppe"

La sicurezza dell'Europa "non può essere costruita contro la Russia, ma in cooperazione con la Russia". A una condizione: "Bisogna negoziare con la certezza che è impensabile ci sia una guerra in Europa"

Scholz negoziatore protegge la tregua (e il suo gasdotto). Ma Biden e Macron: "Via tutte le truppe"

La sicurezza dell'Europa «non può essere costruita contro la Russia, ma in cooperazione con la Russia». A una condizione: «Bisogna negoziare con la certezza che è impensabile ci sia una guerra in Europa». Per questo serve una de-escalation: «urgente». «Percepiamo il movimento delle truppe russe ai confini come una minaccia». E se il problema di Mosca è l'ingresso dell'Ucraina nell'Alleanza Atlantica: «L'espansione della Nato non è in agenda ora». Olaf Scholz arriva a Mosca, dopo la tappa del giorno prima in Ucraina e dopo essersi consultato alla vigilia della partenza con l'ex cancelliera Angela Merkel. Come il presidente francese Macron, la settimana prima, il capo del governo tedesco incontra per tre ore Vladimir Putin, al Cremlino, e gli parla dall'estremo dello stesso tavolo bianco scelto per l'incontro tra il leader francese e lo Zar, dopo aver rifiutato anche lui di sottoporsi a un tampone russo, per ragioni di sicurezza (i rischi di lasciare tracce di Dna), preferendogli un test portato da Berlino.

Ma il cancelliere che, ad appena due mesi dal suo insediamento si trova a dover affrontare la peggiore crisi dell'Europa dalla Seconda guerra mondiale, si mostra un traghettatore ben più abile di Macron verso la distensione dell'Occidente con Mosca e meno belligerante di Joe Biden, impegnato a recuperare consensi in patria, in vista delle elezioni di Midterm. Scholz è il negoziatore più interessato a un lieto fine della crisi in Ucraina e forse per questo anche quello fin qui più efficace, aiutato dal vento che per la prima volta spira a favore di un'intesa tra alleati Nato e Russia. La Germania è il principale partner commerciale della Russia in Europa e il maggior consumatore di gas naturale russo. Putin lo ha ricordato abilmente in conferenza stampa: «Gli accordi evitano che il gas in Europa costi cinque volte di più».

D'accordo, dunque, sulla necessità di scongiurare un nuovo conflitto in Europa, i due alla fine - dopo che Putin ha chiarito in maniera imperativa che la Russia «non accetterà mai la Nato ai suoi confini» - sanno che è ormai indispensabile sedersi a un tavolo per provare a disegnare gli equilibri geostrategici dell'Est Europa, non solo per evitare la guerra, ma anche per il reciproco interesse, visto che il 67% dell'export di gas russo è diretto nella Ue. Putin lo chiede in maniera perentoria, Scholz risponde: «Non vogliamo rimandare alle calende greche». Ma in caso di aggressione russa all'Ucraina, il cancelliere non si tira indietro: «Tutti sanno cosa succederà», risponde a chi gli chiede se fermerà l'attivazione del gasdotto Nord Stream 2. Lo dice, nonostante Putin abbia ricordato che l'opera «è un progetto puramente commerciale, senza sfumature politiche».

Per evitare questo e altri scenari peggiori, serve cominciare dal ritiro delle truppe russe. Ed eccolo il punto su cui c'è ancora grande diffidenza in Occidente. Dopo l'incontro Putin-Scholz, i telefoni delle cancellerie sono tornati a squillare. Joe Biden ha sentito Macron, per poi parlare nella tarda serata italiana alla nazione: «Un attacco resta possibile. Se ci sarà un'invasione il mondo non dimenticherà». I due leader insistono sul nodo cruciale, quello militare, e vogliono verificare il ritiro dei soldati russi, dopo che Mosca ieri ne ha annunciato un inizio. «Serve prudenza, vista la grande massa di truppe alla frontiera, restiamo vigili», dicono. Washington chiede «una de-escalation verificabile, credibile e significativa». Anche la Nato esibisce diffidenza: «I russi stanno spostando le forze in giro, ma ciò non rappresenta una vera e propria de-escalation». Stoltenberg spiega che il riconoscimento delle autoproclamate repubbliche separatiste nell'Est Ucraina (Luhansk e Donetsk) da parte di Mosca, dopo che la Duma ne ha dato l'autorità a Putin, equivarrebbe a una «violazione del diritto internazionale», per Scholz «una catastrofe». Ma poi Biden rompe gli indugi: «Siamo desiderosi di negoziare accordi scritti con la Russia», di proporre «nuove misure sul controllo degli armamenti e sulla trasparenza».

Il ministro degli Esteri russo Lavrov, al telefono con l'omologo americano Blinken, poco prima aveva chiesto un «dialogo pragmatico», parlando di retorica aggressiva «inammissibile» da Washington. Un'intesa è possibile, ma il rischio di una rottura resta alto. Scholz è ottimista: «Le vie diplomatiche non sono esaurite.

Qualsiasi segno, lo consideriamo un buon segno».

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