
Nella scienza annunciata per vie politiche c'è qualcosa di inquietante. O per lo meno di insolito. Ma cosa c'è di vero nelle parole di Trump? Per cercare di capire di più e per non creare false illusioni nei pazienti (che è l'effetto collaterale più odioso quando si tratta di annunci del genere), abbiamo chiesto chiarimenti a Giuseppe Remuzzi, direttore dell'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri.
Professor Remuzzi, c'è un nesso tra paracetamolo in gravidanza e rischio di autismo?
"In base ai dati scientifici che si conoscono finora, sembra proprio di no. Anzi, il paracetamolo è considerato il farmaco che in gravidanza dà meno problemi di tutti. E viene indicato dalle società scientifiche in caso di febbre alta".
Quindi è un errore associare i casi di autismo all'uso del farmaco?
"Il paracetamolo viene assunto da tantissime donne, quindi non sorprende che ci possano essere casi occasionali di autismo in donne che l'avevano assunto nei primi mesi di gravidanza. Le analisi sui grandi numeri escludono un rapporto tra le due cose".
Cosa c'è alla base della notizia pubblicata dal Washington Post?
"La novità di cui parla è un'analisi di 46 studi, compreso quello del Mounth Sinai hospital. Ma si tratta di uno studio fatto con una metodologia nuova, che di solito si applica nel settore ambientali e non in medicina e che, a detta degli stessi autori, ha molti limiti. Può semmai essere usata come spunto per dire che abbiamo ancora da studiare".
Trump parla della leucovorina come possibile cura. Di cosa si tratta?
"Premetto che non esiste nessuna cura contro l'autismo. I farmaci che si utilizzano servono per i sintomi, non per curare. Detto questo, la leucovorina non è un antitumorale, come qualcuno ha sostenuto, ma è acido folinico, cioè la forma attiva dell'acido folico".
Lo stesso acido folico che assumono quasi tutte le donne in gravidanza?
"Sì. Ci sono forme di disturbo dello spettro autistico che dipendono dalla presenza nei bambini di anticorpi contro i recettori dei folati. Uno studio del 2018 dimostra che in chi ha anticorpi contro i ricettori dei folati, la somministrazione di leucovorina migliora la concentrazione di folati nel sistema nervoso e può attenuare le difficoltà di linguaggio".
Quindi quella annunciata da Trump è "la scoperta dell'acqua calda"?
"La scienza fino ad oggi sa questo: con i folati si superanogli effetti negativi degli anticorpi. Ma non possiamo dire sia una terapia contro l'autismo".
Quanti sono i bambini dei sottogruppi, cioè quelli a rischio?
"Non si sa. Ci sono campioni troppo piccoli, è difficile generalizzare".
Non esiste nessuna cura?
"Esistono interventi educativi e comportamentali sempre più precoci, mirati, personalizzati. Ma una cura non c'è, non ci sono farmaci".
Come mai negli Stati Uniti c'è stata un'impennata di casi di autismo negli ultimi anni?
"Non è corretto parlare di aumento dei casi. Semplicemente è aumentata la capacità diagnostica dei neuropsichiatri infantili. Ci sono scale standardizzate che riescono a diagnosticare anche le forme accennate e più lievi di autismo. Inoltre si indaga su bambini sempre più piccoli, anche di uno o due anni, e i genitori sono molto più attenti, così come gli insegnanti a scuola".
L'autismo è una malattia genetica?
"C'è una componente genetica.
L'ereditarietà gioca un suo ruolo: ad esempio, si sa che fratelli di bambini autistici possono avere a loro volta manifestazioni di autismo. Il rischio è poligenico: cioè non deriva da un solo gene. E poi ci sono altri fattori: ambientali, legati all'età dei genitori o all'esposizione ad alcuni fattori inquinanti".