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Lo scivolone "no mask" imbarazza i giallorossi. E Speranza resta solo

In pieno scontro con le Regioni, il ministro è l'unico a difendere la nomina in Calabria

Lo scivolone "no mask" imbarazza i giallorossi. E Speranza resta solo

C'è una scomoda verità non abbastanza evidenziata nel caso Cotticelli-Zuccatelli: nel momento in cui il governo alimenta una potente campagna di accuse contro le Regioni, si scopre che l'unica area del Paese in cui non c'è ancora un piano anti Covid è una delle due in cui la sanità è governata da Roma e non dai vituperati governatori.

Ecco perché il caso Calabria sta creando un notevole imbarazzo nel governo: contraddice il messaggio politico scagliato contro le opposizioni per sottrarsi alle critiche sulla gestione della seconda ondata. A rendere palpabile l'imbarazzo è soprattutto il silenzio che ieri ha circondato Roberto Speranza. Il ministro aveva tentato di cavarsi dall'imbarazzo per il precedente commissario, Saverio Cotticelli, ricordando che era stato nominato dal governo gialloverde e che non era stato lui a confermarlo nel 2019. Anche se, va detto, con il decreto Calabria appena approvato, il 4 novembre, non aveva colto l'occasione di sostituirlo. Eppure, è evidente che il governo sapeva bene cosa stava succedendo in Calabria. Sapeva che mancava il piano Covid, sapeva che il risanamento finanziario e strutturale era ben lontano dall'essere raggiunto, tant'è che la regione, pur con un tasso di diffusione del contagio decisamente contenuto rispetto ad altre aree del Paese, è stata colorata di rosso su indicazione della cabina di regia, ma con un decreto firmato da Roberto Speranza. «Ma condiviso con tutto il governo», si affretta a dire il ministro. La situazione era talmente evidente, che ieri lo stesso Speranza ha parlato di «oltre 700 milioni non spesi» e ora rimessi in gioco.

Nella maggioranza non c'è alcuna voglia di sollevare un caso Speranza proprio ora. Ma nessuno si spende per difendere il ministro e la sua nomina. L'aveva fatto su twitter Peppe Provenzano: «Persona di grande competenza e capacità operativa». Il ministro per il Sud ha però poi aggiustato la rotta dopo l'uscita del video «no mask» del commissario ad acta: «Il curriculum è di uno preparato e operativo -ha precisato- spero che quel video risalga a molto tempo fa, quando anche l'Oms sapeva poco. In ogni caso deve chiarire al più presto». Fine delle comunicazioni.

Nemmeno di fronte all'attacco concentrico del centrodestra, cui hanno partecipato tutti i vertici della coalizione, sia Salvini e Meloni che Tajani, sono arrivate voci in difesa del ministro di Leu.

Sullo sfondo, c'è anche la preoccupazione di una parte della maggioranza che vorrebbe seguire la via indicata dal presidente Mattarella: raffreddare lo scontro e aprire un dialogo con le opposizioni in Parlamento che invece sembra oggi più lontano che mai. Una parte del Pd e Italia viva sicuramente vorrebbero che si tentasse di percorrere questa strada e nei giorni scorsi hanno lanciato segnali di pace ai governatori in rivolta, auspicando una maggiore trasparenza nella comunicazione dei dati alla base della mappa che stabilisce restrizioni e chiusure anti Covid.

Spunta fuori invece la questione di bottega. Nel silenzio della maggioranza l'unico voce critica è Nicola Fratoianni (Leu): «Capisco tutto, l'urgenza, l'emergenza, la fretta e tutto il resto per trovare un nuovo commissario alla sanità della Calabria. Ma così non si può fare. Si intervenga subito». Sembra un paradosso, visto che Zuccatelli è organico a Leu. Ma solo per chi non conosca le eterne logiche della sinistra: il commissario è uomo della componente bersaniana, non della Sinistra italiana di cui Fratoianni è portavoce.

La solita scissione dell'atomo.

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