A desso tocca a SuperMario. È l'ex uomo di Bankitalia, il 73enne cresciuto dai gesuiti e compagno di scuola di Luca Cordero di Montezemolo, il prescelto. A lui Mattarella ha affidato il compito di formare il «governo di alto profilo istituzionale» che tutti vanno invocando a mezza bocca come soluzione più efficace. È l'italiano invocato da tutti. L'unico che può traghettare il Paese per farlo uscire da questa tempesta perfetta. Quindi avevano ragione tutti coloro che in questi giorni andavano dicendo che la migliore ricetta era il governo «istituzionale» a cominciare proprio da Silvio Berlusconi. Con Renato Brunetta che commenta divertito: «Lo avevo già invocato nel novembre dell'anno scorso».
Quindi un esecutivo «istituzionale», guidato da una personalità forte e «terza». Capace di volare alto sui fuochi velenosi dei veti incrociati. Un governo guidato da un premier il cui identikit, guarda caso, combacia perfettamente con quello di Mario Draghi.
E infatti Mario Draghi viene convocato per oggi alle 12 al Quirinale. L'ex governatore della Banca centrale europea ha le carte in regola per far rigare dritto tutti i riottosi protagonisti dell'indecoroso teatrino della fine del governo giallorosso. Un governo, quello di Draghi, che avrà il compito di gestire l'emergenza, mettere il Recovery plan nei binari giusti, e soltanto in un secondo momento consentire all'inquilino del Colle di sciogliere le Camere. Questo, ovviamente, qualora il suo governo non riesca ad andare avanti, superare il semestre bianco e consentire a questa legislatura di chiudere con onore il proprio mandato eleggendo il successore di Mattarella (si fa già il nome dell'ex presidente della Corte costituzionale come per quel ruolo qualora si andasse a votare mentre Draghi occupa ancora l'ufficio di Palazzo Chigi).
E la satira politica, si sa, ha una sensibilità molto raffinata e già ieri mattina Osho aveva pubblicato una vignetta con un Draghi titubante («non so se me la sento») e un Mattarella sull'orlo di una crisi di nervi («non ti ci mettere anche tu!»). Altri ironizzano sul «fiuto» di Luigi Di Maio quando, dopo un incontro con l'ex presidente della Bce, aveva commentato soddisfatto: «Mi ha fatto una buona impressione».
Ora la parola viene tolta ai politici e lasciata a Draghi la cui facondia è tutt'altro che proverbiale (del resto la sua frase più celebre è la lapidaria «Whatever it takes», cioè «costi quel che costi» detto in altra circostanza ma che calza benissimo anche in questa situazione).
Nulla è trapelato nella serata sul come e quando. E soprattutto sul chi farà parte della squadra dei Draghi boys.
Ai politici, quindi, non resta che commentare con entusiasmo la scelta del capo dello Stato anche se tutti sapevano già da tempo che era quella più praticabile.
A suo modo può cantar vittoria lo stesso Renzi che scrive su Twitter «ancora una volta ci riconosciamo nelle parole del Capo dello Stato». È riuscito a liberarsi di Conte e a spianare la strada all'arrivo trionfale di Mario Draghi. Il primo gruppo parlamentare ad allinearsi sotto il vessillo di Draghi è +Europa. Benedetto della Vedova annuncia: «Siamo pronti a sostenerlo. È la persona con la necessaria dote di autorevolezza e competenza per guidare l'Italia in questa fase di crisi sanitaria ed economica».
La soddisfazione di Renzi irrita però i suoi più diretti avversari. E i Cinquestelle non possono fare a meno di salutare anche loro l'arrivo di Draghi come di un potenziale salvatore della Patria ma allungano fendenti contro il leader di Italia viva. «La scelta del Presidente della Repubblica - commenta il deputato pentastellato Giorgio Trizzino - è coerente con la drammatica situazione in cui è piombato il Paese a causa della irresponsabilità di Renzi e certifica la sconfitta della politica nel suo complesso. Il Presidente Mattarella è l'unico garante della democrazia in questo momento».
La soddisfazione è palpabile negli ambienti di Forza Italia. Da tempo Silvio Berlusconi va parlando di «governo istituzionale» come di medicina più tempestiva per la salute economica e sociale del nostro Paese, piegato dalla pandemia. E il nome dell'ex governatore della Banca centrale europea era sempre il primo proposto tra i vari esempi di alta figura istituzionale. Anche Carlo Calenda, leader di Azione, ammette il suo entusiasmo sulla scelta del nome. Unica voce fuori dal coro quella di Alessandro Di Battista che ripubblica un suo vecchio intervento dove definiva Draghi «l'apostolo delle élite». Poco soddisfatta Giorgia Meloni.
La leader di Fratelli d'Italia continua a dire che le elezioni sarebbero state la via più giusta e democratica. Però aggiunge in un post su Facebook: «All'appello del presidente rispondiamo che anche all'opposizione ci sarà sempre la disponibilità di FdI a lavorare per il bene del Paese».
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