La prima sconfitta di Putin "Finlandia nella Nato". Zelensky: "Crimea nostra"

Addio alla storica neutralità Il presidente e la premier finlandese annunciano il loro appoggio. Domenica il voto del Parlamento e la Svezia seguirà lunedì. Il leader ucraino a "Porta a Porta": "Pronto a parlare con Putin, ma deve ritirare le truppe".

La prima sconfitta di Putin "Finlandia nella Nato". Zelensky: "Crimea nostra"

La prima e più cocente sconfitta per il Cremlino, dall'inizio della guerra in Ucraina, la infliggono con un comunicato congiunto, che cambia gli equilibri geostrategici del mondo, il presidente finlandese Sauli Niinistö e la prima ministra Sanna Marin. «La Finlandia deve presentare domanda per l'adesione alla Nato senza indugio», spiegano i due massimi esponenti delle istituzioni di Helsinki, in attesa dell'annuncio formale che arriverà domenica, dopo un dibattito parlamentare dall'esito scontato. È la fine del «non allineamento militare» scelto dalla Finlandia dopo la caduta dell'Urss, nel 1995, quando il Paese aderì all'Unione europea. È l'addio a una politica figlia della storica neutralità finlandese, di fatto imposta dall'Unione Sovietica nel 1948 come condizione per la sopravvivenza e l'indipendenza della Finlandia, che nel '39 fu vittima dell'attacco sovietico, rispose con una resistenza eroica, ma fu costretta a cedere il 10% del proprio territorio a Mosca un anno dopo. Non solo. L'annuncio è soprattutto il simbolo del fallimento della strategia del Cremlino, che ha sempre sostenuto di aver mosso guerra all'Ucraina a causa dell'espansionismo incontrollato della Nato nell'Est Europa e si trova invece adesso non solo la Finlandia, con cui condivide un confine lungo 1.340 chilometri, ma anche la Svezia a cercare rifugio sotto al mantello dell'Alleanza Atlantica, non più solamente come «partner» ma come membro attivo. Anche Stoccolma presenterà domanda formale di adesione alla Nato probabilmente lunedì, dopo una riunione straordinaria del governo, che metterà fine a una scelta identitaria e ideologica di non-alleanza militare lunga due secoli.

Non è un caso che Mosca abbia reagito all'annuncio minacciando «ritorsioni», a partire dallo stop al gas già da oggi, e tornando a sbandierare la minaccia nucleare. E questo nonostante le rassicurazioni di Helsinki. Il presidente Niinistö ha spiegato che non si tratta di un atto «contro»: «Se la Finlandia aumenta la sua sicurezza, non è a spese di nessun altro». Il ministro degli Esteri finlandese, Pekka Haavisto ha ribadito: «La Russia non deve sentirsi minacciata. Finlandia e Svezia amano la pace, abbiamo mantenuto un confine pacifico con la Russia e guardiamo al futuro, quando la normale cooperazione con Mosca potrà continuare». Nel frattempo, però, è necessario correre ai ripari. Lo ha spiegato al Parlamento europeo: «Il comportamento imprevedibile della Russia è un problema enorme. Mosca è pronta a eseguire operazioni ad alto rischio, che potrebbero portare anche da noi un alto numero di vittime ed è pronta a portare alla frontiera 100mila soldati». Anche se «la Finlandia non affronta una minaccia militare diretta per ora, l'invasione dell'Ucraina ha modificato l'ambiente di sicurezza europeo». Ecco perché Helsinki è pronta a dare il suo contributo alla Nato, con la benedizione dei finlandesi, passati in pochi mesi dal 26% al 76% dei consensi a favore dell'ingresso. «Abbiamo 280mila soldati operativi, una riserva di 900mila militari, una flotta sostituibile con sei F35 ordinati di recente», ha spiegato il ministro.

Per il segretario generale dell'Alleanza, Jens Stoltenberg, il processo di adesione sarà «fluido e rapido», prima di fine giugno, in attesa della ratifica di tutti gli Stati membri, che richiederà tra i 6 e i 12 mesi. Sabato e domenica, alla riunione dei ministri degli Esteri Nato, parteciperanno anche i capi della diplomazia di Helsinki e Stoccolma mentre a Weissenhaus, in Germania, dove è in corso l'interministeriale del G7, è arrivato il ministro degli Esteri ucraino Dmitro Kuleba, che ha chiesto all'Ue «di riservare un posto per l'Ucraina».

Il presidente Volodymyr Zelensky, nel frattempo, ha ribadito ieri la sua indisponibilità a cessioni territoriali a Mosca e chiesto il ritiro delle truppe di Mosca in un'intervista a «Porta a Porta» di Bruno Vespa, in cui si è detto «grato» a Mario Draghi per essersi unito alle sanzioni («Ha ragione, l'Ucraina può vincere») e pronto a parlare con Vladimir Putin «ma senza ultimatum», anche se le trattative si complicano con il procedere del conflitto. Su un punto è chiarissimo: «Non riconosceremo mai la Crimea come parte della Russia. Ma lasciamo la questione da parte se ostacola le nostre trattative».

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