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Scontro in aula, entro questa mattina il Riesame si esprimerà sulla sorte della donna

Scontro in aula, entro questa mattina il Riesame si esprimerà sulla sorte della donna

I giudici del Riesame di Catania si sono ritirati in Camera di Consiglio e avranno tempo fino a mezzogiorno di oggi per decidere. La sorte di Veronica Panarello, la mamma del piccolo Loris, accusata di averlo ucciso e di essersi disfatta del corpicino gettandolo in un canale di Santa Croce Camerina, è nelle loro mani. Dentro o fuori dal carcere di Agrigento, dove si trova reclusa. Non ci saranno misure alternative meno restrittive.

Accusa e difesa sono rimaste ancorate ben salde alle proprie tesi. L'udienza è stata caratterizzata dall'intervento del Pm, il procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, in aula col suo sostituto Marco Rota. L'accusa ha terminato con fermezza il discorso iniziato nella prima udienza fiume del 31 dicembre. Ha fatto seguito la replica del legale di Veronica, Francesco Villardita, che ha contestato i punti essenziali del castello accusatorio attraverso una memoria corposa, cui ha allegato consulenze tecniche.

Veronica, fino a ieri descritta come taciturna e dallo sguardo assente in aula, si è sciolta in un pianto alla vista della foto del suo bambino. «Sono innocente - aveva detto nella prima udienza -. Non ho mai fatto male ai miei figli».

Per l'accusa il quadro indiziario è schiacciante. Veronica il 29 novembre non ha accompagnato Loris a scuola. Il bambino, dopo essere uscito di casa con lei e il fratellino, vi ha fatto rientro per non uscirvi più. Almeno da vivo. Perché, per l'accusa, la mamma lo ha strangolato con fascette in plastica, lo ha caricato nell'auto in garage e lo ha gettato nel canalone. A supporto della tesi accusatoria, i filmati che ritraggono la Polo di Veronica in diversi momenti della mattina dell'omicidio, nonché le ricostruzioni di polizia e carabinieri che hanno condotto le indagini.

Diversa la lettura data dalla difesa, che ha preso in considerazione testimonianze che, per il legale, non avrebbero avuto il giusto peso. Tra queste quella di una donna che avrebbe parlato con un bambino somigliante a Loris intorno alle 9.30 vicino a una fontana del paese. Ma risentita dagli investigatori avrebbe precisato di non essere certa del giorno. Importante, per la difesa, sono le parole di una vicina di casa che avrebbe visto Veronica stendere i panni intorno alle 9. Questo farebbe scendere di alcuni minuti il tempo a disposizione per ucciderlo e caricarlo in auto. Per la difesa alcune testimonianze «rilevano incongruità rispetto alla tesi dell'accusa». «Sono atti già presenti nel fascicolo - precisa l'avvocato -. Noi vi diamo un'altra lettura». È in questa maniera che la difesa tenta di scardinare il castello accusatorio. Tra le «criticità» individuate c'è persino «il protocollo per stabilire l'orario della morte di Loris e la relazione preliminare dell'autopsia». Ma la Procura non ha dubbi in merito.

La prozia Antonella Stival, l'unica della famiglia Stival che sta accanto a Veronica, ha chiesto che sia effettuato il prelievo del Dna ai componenti della famiglia e a chi avrebbe avuto possibilità di avvicinare Loris. «Oggi è il mio compleanno.

Che Gesù mi doni l'arresto del vero colpevole e la scarcerazione di Veronica».

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