Eppur si muove. Rotazioni, nel senso di cambi di posizione, attorno all'elezione del presidente della Federcalcio. La scivolata di Carlo Tavecchio sulla banana apre crepe sulla sua candidatura. Non voragini, ma comunque il suo nome non è più così saldo perché si è incrinato uno dei quattro pilastri sui cui si regge, nel senso delle quattro Leghe: Serie A, Serie B, Lega Pro e Dilettanti. In pratica il 68 per cento dei voti. Percentuale da rivedere perché vacilla la Lega di Serie A, che in assemblea aveva quasi votato all'unanimità per Tavecchio. Juventus e Roma, le uniche contrarie. Ma dopo il discorso programmatico di Tavecchio, la figuraccia sugli stranieri «che mangiavano le banane e ora giocano nel nostro campionato», alcune società hanno già fatto retromarcia. La Fiorentina e a ruota la Sampdoria sono passate con Demetrio Albertini, il Cesena e il Torino hanno più di qualche dubbio.
«Battuta fuori luogo, il fronte si è spaccato», ha detto l'ad bianconero Beppe Marotta. Quindi lo scenario starebbe cambiando. Albertini prima della scelta della Lega Calcio sembrava poter contare su una decina di società. Riuscire a riavere un simile sostegno l'11 agosto, potrebbe riaprire i giochi. L'unica certezza è che resiste il nucleo storico pro Tavecchio: Lazio, Milan, Napoli e Palermo. Tra le altre grandi non cambia idea anche l'Inter di Thohir. Attorno confermano pubblicamente il loro voto l'Empoli e il Sassuolo, in maniera netta il Palermo con Zamparini. L'Atalanta non si sbilancia e rimanda ogni discussione eventualmente nell'assemblea dei club. Per il resto la Lega di B è ancorata al suo presidente Abodi, che di fatto anticipando il suo appoggio a Tavecchio, ha messo in un angolo la serie A. Abodi si dice che sia anche tra i nomi più gettonati per un ruolo di primo piano nella prossima Federazione. Lega Pro e Dilettanti non si smuovono, l'unica possibile retromarcia si limiterebbe a qualche scheda bianca.
Invece in Lega Calcio si sta consumando quello che può essere definito anche una sorta di scontro generazionale. Agnelli l'aveva detto: «Tavecchio è inadeguato. Non ha autorevolezza internazionale». E poi anche Barbara Berlusconi era uscita allo scoperto: «Servono i 40enni. Il calcio esca dalla Prima Repubblica». Poi Tavecchio le aveva risposto: «Mi dispiace per la signora, ma lei non vota». Lady B poi non è più voluta entrare nel merito. Silenzio fino almeno all'11 agosto.
In tutto questo resta alla finestra il Coni e sullo sfondo l'ipotesi commissariamento, da prendere in considerazione solamente se nessuno dei due candidati raggiungesse il numero di voti necessari. Se dovesse accadere, comunque Malagò non si farebbe cogliere impreparato, circola il nome di Giulio Napolitano come commissario. Intanto il presidente del Coni oggi va dal premier Renzi e giovedì incontra i due candidati. Albertini avverte che l'aria sta cambiando, ma si fa forte soprattutto dei suoi voti: «Allenatori e calciatori. E poi ci sono i tifosi, la gente». Sul web la stragrande maggioranza è contro Tavecchio.
È la spaccatura più pericolosa che si è creata: da una parte la politica del pallone e i club, dall'altra i protagonisti che ogni domenica scendono in campo e gli appassionati che vanno allo stadio o si abbonano alle pay-tv. Qualcosa vorrà pur dire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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