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Scontro nel governo sull'identità digitale unica

L'esecutivo è diviso su quale ente dovrà gestire il sistema. I 5 Stelle vorrebbero che sia il ministero dell’Interno, mentre Italia Viva preme perché venga affidato a Palazzo Chigi

Scontro nel governo sull'identità digitale unica

L’obiettivo è di avere un unico documento digitale che comprenda la carta d’identità elettronica (cie) e il Sistema pubblico di Identità digitale (spid). Ma nell’esecutivo è in atto uno scontro su quale ente dovrà gestirlo. I 5 Stelle vorrebbero che sia il ministero dell’Interno a prendersene carico, mentre Italia Viva preme perché venga affidato a Palazzo Chigi.

Lo spid è uno strumento nato nel 2016 grazie al quale i cittadini possono accedere ai servizi della Pubblica amministrazione e ai portali di pagamento attraverso un proprio username e password utilizzabile dal computer e dal cellulare. Attualmente il sistema è utilizzato da poco più di 5 milioni di persone. Lo spid viene offerto da vari fornitori, chiamati identity provider, che mettono a disposizione modalità di erogazione sia gratuite sia a pagamento. La carta d’identità elettronica viene rilasciata dai Comuni ed è un documento che attesta l’identità del cittadino attraverso un microchip che memorizza i dati del titolare.

Ieri sera si è svolto un incontro per tentare di trovare un accordo. Il governo vorrebbe far risparmiare i cittadini ma anche accelerare il passaggio all’identità digitale, attraverso una semplificazione delle procedure. Se non si arriverà a un’intesa, lo spid e la cie dovranno convivere ancora. Come riporta Il Messaggero, sembra che sia scomparso l’emendamento dell’esecutivo al Milleproroghe per rendere gratuito lo spid. Inoltre, i pentastellati avrebbero presentato un subemendamento uguale all’emendamento finito prima nel Milleproroghe. In quest’ultimo veniva ribadito che il Viminale è l’unico soggetto istituzionale in grado di assicurare la sicurezza della piattaforma. Secondo i 5 Stelle, sarebbe infatti il ministero dell’Interno a erogare le identità digitali insieme all’Istituto Poligrafico Zecca dello Stato come partner tecnologico.

Inoltre, occorre trovare un modo per non escludere gli attuali nove fornitori dell’identità digitale una volta che saranno scadute le convenzioni stipulate con Agid, l’Agenzia per l’Italia digitale. Basti pensare che nel 2021 terminano in diversi mesi quelle con InfoCert, Poste italiane, Telecom Italia Trust Technologies e Sielte, nel 2022 finiranno quelle con Aruba, Intesa, Namirial e Register e nel 2023 sarà la volta di Lepida. A questo proposito, l’esecutivo sta studiando un modo per tenerli in gioco.

Tutto è in bilico ma di certo si dovrà trovare una convergenza all'interno della maggioranza.

La rivoluzione digitale è un tema che sta molto a cuore al ministro per l’Innovazione, Paola Pisano e anche a Davide Casaleggio.

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