Mentre l'ex premier Matteo Renzi si prepara alla scissione con la nascita dei nuovi gruppi parlamentari di "Azione civile"e a portare via i fedelissimi del partito, Nicola Zingaretti lancia invece un appello all'unità. Il segretario, parlando al Nazareno, avverte che "sarebbe davvero sbagliato dividerci o dare segnali in questo senso" perché significherebbe "regalare l'Italia alla destra".
Il Pd sembra dunque sul punto di scoppiare a fronte della crisi di governo giallo-verde. Zingaretti, che alle 14 al Nazareno incontrerà il capigruppo dem al Senato Andrea Marcucci e il segretario d'Aula Enrico Borghi, è in netto contrasto con Renzi e conferma il "no" a un governo istituzionale e a un possibile accordo con i Cinque Stelle. "Non credo sia credibile un'ipotesi che preveda un governo per fare la manovra dalla quale questo governo sta scappando per tornare al voto", sottolinea. E poi conlude: "Dovremo combattere. Siamo agli inizi di un percorso istituzionale difficile".
Intanto Carlo Calenda ai microfoni di Circo Massimo, su Radio Capital, tuona che il Pd "così com'è, è finito sicuramente". "Dopodiché può decidere di andare oltre sé stesso, rilanciarsi, ricostruirsi in qualcosa di diverso", ragiona l'europarlamentare, che poi delimita i confini della scissione nel partito: "Ci sono due Pd: uno ha i gruppi parlamentari e un altro ha il partito.
Nell'ultima direzione ho proposto di creare una segreteria politica in cui la gente si guarda in faccia e prende una decisione comune. I primi a non volerlo sono stati i renziani". E poi l'ex ministro attacca: "La scissione nel Pd già c'è".
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