Scontro tra pm e Csm, riunione annullata. Procure contrarie alle gerarchie interne

Qualche giorno fa 26 procuratori e la Direzione nazionale antimafia hanno scritto una lettera di protesta al Csm contro il documento adottato lo scorso luglio

Scontro tra pm e Csm, riunione annullata. Procure contrarie alle gerarchie interne
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Le Procure sono allergiche alle gerarchie e ai «modelli organizzativi» che ha in mente il Csm, ma ad arrabbiarsi sono i giudici che invece, a quelle gerarchie ci sono già abituati. E così si manifesta plasticamente la differenza tra magistratura inquirente e giudicante che i pm rivendicano per loro, dando un clamoroso assist al governo e alla riforma per la separazione delle carriere. Facciamo un po' d'ordine: qualche giorno fa 26 procuratori e la Direzione nazionale antimafia hanno scritto una lettera di protesta al Csm contro il documento adottato lo scorso luglio. I motivi sono noti: in teoria non esiste una gerarchia tra magistrati, il loro potere è «diffuso», il procuratore capo ha compiti di coordinamento ma le prerogative investigative dei singoli pm non possono dipendere da un regolamento organizzativo. Un esempio su tutti: quando Cuno Tarfusser ha presentato di sua sponte la richiesta di revisione per la Strage di Erba senza parlarne col suo capo, il Pg Francesca Nanni, si è beccato una censura. L'Anm se ne è bellamente fregata, perché il magistrato altoatesino è fuori dalle logiche correntizie. Ma adesso che il problema investe i pm ecco che le toghe si svegliano.

Un po' tardi e male, come dice il consigliere indipendente del Csm Antonio Mirenda, secondo cui dai pm arriva «una iniziativa mediatica plateale» che dà ragione alla separazione delle carriere perché «disvela l'insuperabile solco culturale tra uffici requirenti e giudicanti. Unità della giurisdizione, addio».

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