Coronavirus

Scontro tra Regioni e Roma dopo il pasticcio AstraZeneca. Pesa il silenzio del governo

La babele Astrazeneca rischia di compromettere la campagna vaccinale.

Scontro tra Regioni e Roma dopo il pasticcio AstraZeneca. Pesa il silenzio del governo

La babele Astrazeneca rischia di compromettere la campagna vaccinale. E un eventuale traguardo mancato rispetto a quello che fin dall'inizio è stato indicato come l'obiettivo prioritario del governo di Mario Draghi rappresenterebbe una sconfitta pesante da assorbire anche per il premier. Per questo motivo ieri sera al termine degli incontri del G7 erano attese dichiarazioni auspicabilmente rassicuranti sul fronte Astrazeneca da parte del premier. Ma i giornalisti che diretti all'incontro con il premier sono rimasti bloccati per motivi organizzativi di sicurezza.

Ma l'ultimo cambio di rotta rispetto ai destinatari delle somministrazioni di Astrazeneca inasprisce il conflitto mai sopito tra regioni e governo rispetto alle scelte da fare prima sulla gestione della pandemia e ora sulla campagna vaccinale. Anche i cittadini sono sempre più disorientati: si chiedono quali siano le evidenze scientifiche a sostegno dei continui cambiamenti di percorso per il vaccino di Oxford mentre le regioni sono preoccupate la carenza di dosi.

Stefano Bonaccini attacca: «il balletto di dichiarazioni su Astrazeneca è preoccupante», dice il presidente dell'Emilia Romagna. I contrasti sulle priorità della campagna sono culminati ieri nello scontro poi rientrato tra Lombardia e ministero della Salute. La decisione, maturata in seno al Comitato Tecnico Scientifico e avallata con «indicazione perentoria» dal ministero della Salute, di sospendere il richiamo con Astrazeneca per chi ha meno di 60 anni ha destato qualche perplessità anche all'interno del mondo scientifico che sul richiamo eterologo, ovvero una seconda dose con vaccino diverso dalla prima, non si è espresso in modo unanime.

E così ieri la Lombardia ha annunciato di voler sospendere in via cautelativa per tutelare la salute dei cittadini la seconda dose con vaccino diverso per gli under 60. Nonostante il governo avesse chiaramente dato una indicazione «perentoria». Non viene lasciata possibilità di scelta alle regioni: da ieri è vietato somministrare Astrazeneca a chi ha meno di 60 anni sia per la prima sia per la seconda dose. L'assessore e vicepresidente della Lombardia Letizia Moratti aveva fatto sapere di essere in attesa di una nota ufficiale del ministero della Salute e dell'agenzia del farmaco Aifa prima di procedere ai richiami con eterologa.

Per sbloccare la situazione è intervenuto lo stesso ministro Speranza che ha chiarito in una telefonata con l'assessore Moratti che la nota ufficiale richiesta dalla regione era già stata emanata con la circolare firmata dal direttore della Prevenzione del ministero, Gianni Rezza, e accompagnata dal verbale del Cts con le raccomandazioni dei tecnici sia per Astrazeneca sia per J&J. É stato ribadito che non esistono opzioni rispetto a queste indicazioni che sono cogenti per le regioni visto che si parla di salute pubblica, materia sulla quale l'ultima parola spetta al governo. Così poco dopo è arrivata la correzione di rotta anche la Lombardia si atterrà alle indicazioni del governo.

Ma ad agitare e acque tra regioni e governo non ci sono soltanto le nuove direttive su Astrazeneca che rischiano di frenare la campagna. Altro motivo di contrasto sono gli open day per giovani ed adolescenti organizzati in alcune regioni e aspramente criticati dal direttore dell'Aifa, Nicola Magrini.

E nonostante il verbale del Cts dell'11 giugno contenga un chiaro richiamo alle regioni proprio sugli open day per i quali si chiede il rispetto delle «indicazioni per fasce d'età» ieri il Lazio ha dato il via agli open day junior per i 12/15enni.

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