Hanno sentito dalla strada le grida e le richieste d'aiuto provenire dall'interno di un appartamento, ma non hanno potuto far nulla perché era già troppo tardi.
Ieri alle 5 a Canelli, nell'Astigiano, un padre ha ucciso un figlio a coltellate. La vittima si chiamava Valerio Pesce, 28 anni, mentre l'assassino è il genitore Piero, 61 anni, ex dipendente della Riccadonna, che ora lavora nell'Enotecnica di Nizza Monferrato. Il delitto si è consumato in un'abitazione al secondo piano di un condominio in via Giovanni XXIII angolo viale Indipendenza, che i due condividevano da un mese.
Valerio, infatti, era tornato a vivere in quella casa da poco per problemi economici, mentre la mamma era morta sette anni prima per un male incurabile. Delle indagini si stanno occupando i carabinieri della compagnia di Canelli e i militari del nucleo investigativo di Asti. Ma si tratta purtroppo oramai solo di dettagli che serviranno a chiarire la dinamica del delitto e il movente. Sulla responsabilità, invece, non ci sono dubbi, perché è stato proprio il padre a chiamare i militari dicendo di aver ucciso il ragazzo. Diversi conoscenti hanno raccontato che Valerio gestiva una tabaccheria a piazza Pico, ad Alba (Cuneo) e per diverso tempo aveva vissuto altrove.
Secondo le prime informazioni, Piero avrebbe colpito il giovane più volte con un coltello da cucina, uccidendolo. Quando i sanitari del 118 e i carabinieri sono arrivati sul posto, però, la tragedia si era già compiuta e per il 28enne non c'era più nulla da fare. Il padre è stato arrestato e condotto in caserma per l'interrogatorio.
I due al momento dell'omicidio si trovavano in casa da soli. La situazione da tempo era particolarmente tesa ed erano frequenti le liti. Proprio al culmine di una di queste, il 61enne avrebbe colpito ripetutamente il ragazzo. Il cadavere, che era ricoperto di sangue, è stato trovato sul pavimento della sua camera da letto, raggiunto da diversi colpi, probabilmente inferti con un coltello. «Ho sentito gridare aiuto, aiuto - racconta un vicino di casa -. Mi sono affacciato ma non ho visto nulla». «Forse avremmo potuto fare qualcosa - si dispera un altro - mi sono affacciato sul ballatoio quando ho sentito quelle urla, che poi sono diventate un vociferare. Poi più niente».
Il corpo della vittima è stato messo a disposizione del medico legale, che stabilirà la causa precisa della morte e il numero dei colpi inferti. Il movente, anche se non è ancora delineato, sembrerebbe legato ai debiti contratti dal giovane. La tabaccheria ad Alba era chiusa da due mesi diverso tempo con un cartello che diceva «per motivi di salute».
Ora i carabinieri, coordinati dal pm Stefano Cotti della procura di Asti, stanno anche valutando se il ragazzo oltre a problemi economici e debiti avesse una qualche forma di ludopatia, che avrebbe esasperato il genitore spingendo a commettere una follia.
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