Restano sassi e cielo aperto. Macerie e polvere e soffitti squarciati. L'ultimo simbolo che cade sotto le scosse del terremoto è la Basilica di San Benedetto, a Norcia. È come se fosse venuta giù l'intera città, dice un assessore, Giuseppina Perla, e ha ragione. Il vuoto lasciato, con quelle pietre a terra è una voragine che non si ricostruirà più. È storia e orgoglio di un popolo ferito nel suo punto più debole, nella sua identità. Oggi della Basilica di Norcia è rimasta in piedi solo la facciata. Eppure Norcia aveva resistito al terremoto di questa estate; ne avevano parlato tutti i giornali come l'esempio virtuoso di un paese ricostruito per bene, dove i soldi per la ricostruzione erano arrivati ed erano anche stati spesi bene. Oggi è solo un altro pezzo di quell'Italia che resta a terra ferita per sempre. La Basilica di Norcia come l'orologio della Torre Civica di Amatrice, del XIII secolo, fermo alle 3.36, come quello de L'Aquila, le cui lancette segnavano le 3.32 del 6 aprile 2009, e di Finale Emilia bloccato alle 4.30 del 20 maggio 2012. Fotografie che restano scolpite nella memoria e che fanno il giro del mondo, che commuovono e fanno pensare. Punti di riferimento che svaniscono nella polvere. Questa volta, però, il sisma più forte in Italia da 36 anni, ha sbriciolato tutto. Spazzato via i suoi simboli, la sua storia, la sua identità.
È questa la ferita più profonda. «Notizie drammatiche» le ha definite la presidente della Regione Catiuscia Marini. È sfregiato il volto dell'Umbria oltre a Norcia, anche Cascia che ha buttato giù case e chiese, ma anche le antiche mura che circondano la città. Erano già state danneggiate dalle precedenti scosse: ora presentano delle aperture ed anche alcuni torrini sono crollati. «E' stata come un'esplosione, che non finiva mai», racconta il vice sindaco Pietro Luigi Altavilla. «Siamo letteralmente in ginocchio aggiunge è una situazione durissima per chi vive come noi di turismo. Tutto il centro storico è stato evacuato. Non so quando sarà possibile rimetterlo in piedi». Eppure ci sono le parole di Renzi a rassicurare che tutto tornerà come prima, che tutto sarà ricostruito, case e monumenti perchè è in quelle chiese, in quelle torri, in quei borghi che c'è l'anima dell'Italia. «Ora priorità alle persone - ha scritto il premier su Twitter - Poi ricostruiremo tutto, tutti insieme. Case, negozi, chiese. Questi borghi sono l'anima dell'Italia». Norcia, e la sua basilica intitolata al santo patrono d'Europa, «avrà un futuro» - assicura - che l'Ue lo voglia oppure no. La Basilica e la sua storia, la sua tradizione, edificata sopra la casa natale di San Benedetto, patrono d'Europa. Già il terremoto di agosto aveva messo tutti a dura prova.
Allora, la stima, provvisoria, parlava di 293 beni colpiti nella sola zona d'epicentro del sisma fra opere d'arte, chiese ed edifici architettonici. Anche nel terremoto del 2012, in Emilia, il patrimonio culturale colpito dal sisma è stato di inestimabile valore.
Nell'interminabile elenco, figurano la Chiesa del Gesù a Mirandola, e la Torre dei Modenesi di Finale Emilia, simbolo di quei giorni, con il suo orologio spezzato. Ferite immortalate nelle fotografie che fanno il giro del mondo e mostrano con orrore la forza della natura, e la debolezza dell'uomo, specie quando deve ricostruire la grande bellezza.
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