Renzi, il rieducatore. Matteo sembrava immune da un'antica tentazione, quella di voler cambiare gli italiani. Non ha resistito. Quando ha visto che la lista delle riforme da mettere in calendario, ha pensato: che mi manca? Rai e Scuola. Perfetto, facciamole subito. Si parte a marzo. Come? Per decreto, naturalmente. Perché se aspetti il Parlamento poi tutti cominciano con le litanie del la voglio blu, verde, bianca, rossa. Ormai, invece, si è capito che Renzi le riforme le vuole renziane. Non è che se le inventa lui, di solito telefona a quattro amici, vede tre o quattro modelli con cui fare copia e incolla e poi indica: questa. Per esempio, adesso non sa ancora cosa fare della tv pubblica e come raccontare l'ennesimo piano strategico e universale su studenti e professori, però una veloce intuizione l'ha avuta: «La Rai e la scuola sono il grande motore dell'identità educativa e culturale del Paese». Chi ci mette le mani sopra conquista il futuro dell'Italia. Gramsci lo aveva teorizzato, con l'occupazione delle «casematte», le piattaforme cruciali della cultura di una società. Togliatti, più pratico, aveva detto agli uomini del Pci: andate e occupate. In realtà questa storia del nuovo italiano piaceva un po' a tutti. Mussolini sognava l'uomo fascista, salvo poi ammettere desolato che governare gli italiani non è difficile, ma inutile. Ettore Bernabei, direttore generale della Rai dal 1961 al 1974, non nascondeva che il primo compito della televisione di Stato fosse educare le masse. «Aiutiamo gli italiani a scendere dagli alberi». Poi arrivò la Rai dei partiti e, più che educare, la parola d'ordine fu lottizzare. La sfida di Berlinguer sulla questione morale nasceva dalla stessa tentazione, creare una schiatta di angeli austeri. E poi i magistrati, pure loro con l'ambizione di raddrizzare la politica e moralizzare il popolo. L'ultimo a provarci è stato il professor Mario Monti, con l'idea fissa confidata alla Merkel di installare nel cervello degli italiani un chip made in Germany. Non ne ha avuto il tempo.
Renzi, per la verità, non sembra il tipo da conversioni di massa. È uno che ama fare tutto da solo. Lui annusa e occupa. È strategico, è rapido, ma non dà mai l'impressione di scendere in profondità. Non sta lì a radicarsi, ci vuole tempo. La cultura è una cosa lunga, Renzi si accontenta di vedere le solite carovane di chi va in soccorso del vincitore. Solo che adesso quest'ultima illuminazione deve averlo tentato. Rai, scuola, educazione, fare gli italiani? Ecco l'intuizione.
Un'Italia fatta di tanti «renzinidi» con il giubbotto alla Fonzie, l'ottimismo della ragione, l'universo in 140 caratteri, rapidi, convinti, rottamatori e la domenica a pranzo da Eataly. Perché no. Noi saremo tutti Matteo Renzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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