Scuole e ospedali sono luoghi inviolabili

Non tutti sembrano capire l'importanza di questi luoghi "sacri" dove si prepara alla vita e dove la vita si difende, in un sistema fondato e proteso verso una società quanto più giusta e solidale

Scuole e ospedali sono luoghi inviolabili
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Scuola e sanità sono i pilastri su cui si fonda la coesione sociale di una comunità. Nella prima si coltivano conoscenza, valori e senso di appartenenza, formando persone capaci di affrontare le sfide del futuro e gli urti della vita. Nella seconda si protegge la vita attraverso la salute offrendo cura e speranza, indipendentemente dalle condizioni sociali o economiche. Un lavoro delicatissimo sui giovanissimi nella scuola e per lo più sugli anziani in sanità, entrambi con le loro diverse fragilità. Sistemi che si fondano e si reggono sulla fiducia e che, agendo sulla collettività e per la collettività su mandato dello Stato, dovrebbero generare fiducia creando legami tra singoli ed istituzioni.

Non tutti sembrano capire l'importanza di questi luoghi «sacri» dove si prepara alla vita e dove la vita si difende, in un sistema fondato e proteso verso una società quanto più giusta e solidale. Le aggressioni a professori e personale sanitario sono un problema reale ed in crescita che delineano una erosione del rispetto professionale di figure tradizionalmente considerate punti di riferimento della società.

Il governo negli ultimi mesi ha introdotto prima l'arresto obbligatorio in flagranza differita (entro 48 ore) se supportato da prove video per chi aggredisce personale sanitario e ora all'arresto in fragranza per coloro che aggrediscono i docenti, una risposta necessaria per tutelare le figure professionali esposte con una protezione immediata. Un messaggio chiaro contro una violenza irrazionale ed ingiustificabile in luoghi che dovrebbero essere inviolabili, sicuramente una deterrenza con un chiaro messaggio di presenza dello Stato che ristabilisce dei ruoli. Non va dimenticato poi che questo aumento preoccupante delle aggressioni oltre che insidiare la sicurezza di chi dedica la propria vita al bene comune, aggredisce e blocca servizi essenziali che scuole ed ospedali offrono alla collettività. E il danno non si limita solo al luogo e nella immediatezza dell'aggressione, ma interessa tutti nella frattura sociale che si genera, nel sentimento di paura che si diffonde e in tutte quelle azioni difensive umane che ne derivano e che riducono l'efficienza e l'efficacia del sistema. Un docente che vive nel timore di un'aggressione non può educare con serenità; un medico o un infermiere sotto pressione per la propria incolumità non può operare al meglio. Il minor dialogo, la minor empatia, il maggior distacco si oppongono alla coesione sociale, aumentando nel tempo le distanze difficili da colmare. Un danno enorme, anche economico, come ad esempio quello che deriva dalla medicina difensiva.

Sostenere che l'arresto in flagranza sia una misura eccessiva o che non affronti le cause profonde delle aggressioni, come le tensioni sociali o le carenze strutturali di sanità e scuola non è in contraddizione con interventi a lungo termine su strutture, percorsi, condizioni di lavoro. Ad esempio il ministero della Salute ha intrapreso azioni per il personale sanitario, per le liste di attesa oltre che campagne di sensibilizzazione.

Nessuna di queste azioni o progetto, qualunque esso sia educativo o sanitario, potrà aver successo senza il prerequisito essenziale: la sicurezza.

*direttore dell'unità di chirurgia colorettale dell'Irccs dell'ospedale San Raffaele di Milano

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