Scuse di Biden per gli strappi di Trump. "Da oggi investimenti in energia pulita"

Il presidente americano: "Non resteremo a guardare", ma ha le mani legate dai suoi che al Congresso frenano il voto sul piano per il clima

Scuse di Biden per gli strappi di Trump. "Da oggi investimenti  in energia pulita"

«Nella lotta ai cambiamenti climatici nessuno può farcela da solo, agire è nell'interesse di tutti. Gli Usa daranno l'esempio, per dimostrare che non si tratta solo di parole». Joe Biden esordisce così all'apertura della Cop26, il vertice sul clima di Glasgow iniziato tutto in salita dopo le tiepide azioni del G20 sull'obiettivo di contenere per metà secolo il riscaldamento globale entro 1,5 gradi. «Dobbiamo investire nell'energia pulita, ed è quello che faremo negli Stati Uniti», ha proseguito il presidente americano chiedendo che «ognuno svolga la sua parte con piani specifici, soprattutto le nazioni più sviluppate. La nostra strategia prevede emissioni zero entro il 2050, e vogliamo aiutare tutti i Paesi del mondo, quadruplicando il nostro sostegno finanziario verso le nazioni in via di sviluppo». Per Biden «non c'è più tempo per restare a guardare, ogni giorno che tarderemo i costi della non azione aumenteranno. Possiamo farcela, dobbiamo solo fare una scelta». E a suo parere «Glasgow deve dare il calcio di inizio al cambiamento».

«Faremo ciò che è necessario? Coglieremo l'enorme opportunità che abbiamo davanti o condanneremo a soffrire le generazioni future? - si è chiesto ancora - Questo è il decennio che determinerà la risposta e la finestra si sta chiudendo». Dopo i quattro tumultuosi anni dell'era di Donald Trump, con gli Usa che si sono allontanati dall'accordo di Parigi, il 46esimo Comandante in Capo per mesi ha insistito sul fatto che voleva presentarsi al vertice delle Nazioni Unite in Scozia con potenti misure già tradotte in legge per dimostrare che Washington sta rispettando l'ambizioso impegno di ridurre le emissioni.

In realtà, a parte il «chiedere scusa» ai leader mondiali per le azioni intraprese dalla passata amministrazione, in particolare il ritiro dall'intesa del 2015 che «ci ha messo in una situazione difficile», Biden è arrivato alla Cop26 con le mani legate per le dispute interne al partito democratico. La speranza, dopo mesi di duri negoziati tra moderati e progressisti e il tentativo di compromesso al ribasso del maxi pacchetto su welfare e clima (passato da 3.500 a 1.750 miliardi), era di poter salutare Glasgow con la notizia che il Build Back Better Act e il piano bipartisan sulle infrastrutture erano stati approvati dalla Camera. I dem, invece, non hanno ancora trovato la quadra, facendo slittare anche la possibilità di un voto nella giornata di oggi e creando un ulteriore inevitabile imbarazzo al presidente. Lui continua a ripetere: «Credo passeremo i miei due pacchetti entro la fine della settimana, che combinati contengono 900 miliardi per il clima, il più grande investimento che sia mai avvenuto nella storia del mondo». Ma a raffreddare gli entusiasmi è stato ieri il senatore moderato Joe Manchin, uno di quelli che con il suo dissenso ha bloccato l'agenda: «Non sosterrò la legge finché non avrò capito gli effetti sul deficit, ho bisogno di più tempo prima del voto», ha detto.

Per Biden affrontare il cambiamento climatico è «un imperativo morale ed economico, e nell'interesse personale» di tutti i Paesi. Inoltre, la recente volatilità dei prezzi dell'energia è «un invito all'azione» sulla diversità delle fonti. Una dura replica alle sue promesse e ambizioni è arrivata però dalla Cina.

«Gli Usa si sono rifiutati di ratificare il protocollo di Kyoto e si sono ritirati dall'accordo di Parigi, minando gravemente la fiducia e l'efficacia della cooperazione globale nell'affrontare il cambiamento climatico», ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, commentando la «delusione» di Biden per la mancanza di ambizione di Pechino. «Le emissioni cumulative pro capite storiche degli Stati Uniti - ha ricordato - sono 8 volte quelle della Cina».

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